Il Tribunale di Milano, accogliendo il ricorso di quattro giovani residenti in Italia, ha accertato il “carattere discriminatorio” del bando per il servizio civile che ha mantenuto la clausola che lo riserva ai soli cittadini italiani
Anche i ragazzi stranieri possono aiutare la patria Italia con il servizio civile. Il Tribunale di Milano, accogliendo il ricorso di quattro giovani residenti in Italia, ha accertato il “carattere discriminatorio” del bando per il servizio civile che ha mantenuto la clausola che lo riserva ai soli cittadini italiani.
Il giudice ha ordinato, quindi, “all’Ufficio nazionale per il servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri” di consentire “l’accesso anche agli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia”, che, in sostanza, devono poter aiutare “la patria”. L’associazione ‘Studi Giuridici sull’Immigrazione’ e l’associazione ‘Avvocati per Niente Onlus’, infatti, ha presentato ricorso, assieme ai giovani immigrati, tra cui un cingalese e una marocchina residenti in Italia da oltre 10 anni, assistiti dai legali Alberto Guariso e Livio Neri, contro il “bando per la selezione di 8146 volontari da avviare al servizio nell’anno 2013 nei progetti di servizio civile in Italia e all’estero” e pubblicato il 4 ottobre scorso.
Un ricorso arrivato, tra l’altro, dopo che già nel gennaio del 2012 la sezione Lavoro del Tribunale di Milano, in relazione a un precedente bando, aveva stabilito che gli immigrati che hanno il permesso di soggiorno fanno parte “in maniera stabile e regolare” della “comunità” e quindi anche a loro deve essere riconosciuto il diritto di svolgere il servizio civile. Servizio civile che è anche – scrisse il giudice – un dovere di “solidarietà politica, economica e sociale” nei confronti della “Patria”, in cui vivono.
Oggi è arrivata la nuova pronuncia sempre delle sezione Lavoro del Tribunale di Milano (giudice Fabrizio Scarzella) sul bando 2013 che aveva mantenuto lo stesso criterio “discriminatorio”, secondo il giudice, “nella parte in cui richiede il requisito della cittadinanza italiana” per l’accesso al servizio civile. Secondo il giudice, infatti, deve essere permesso, stando all’articolo 2 della Costituzione, “allo straniero residente in Italia di concorrere al progresso materiale e spirituale della società e all’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale attraverso la sua partecipazione al servizio civile nazionale”. E “in questo contesto – chiarisce il giudice – il servizio civile tende a proporsi come forma spontanea di adempimento del dovere costituzionale di difesa della Patria”. +
Il giudice ha quindi ordinato “all’Ufficio nazionale per il servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di cessare il comportamento discriminatorio, di modificare il bando nella parte in cui prevede il requisito della cittadinanza consentendo l’accesso anche agli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia e di fissare un termine non inferiore a 10 giorni dalla comunicazione della presente ordinanza per la presentazione delle ulteriori domande di ammissione”.