Un milione bruciato per una fantomatica commissione di esperti che poi scioglie all’ultimo, infilando nel cassetto i risultati per cui era stata pagata. E ancora la sponsorizzazione, per 70mila euro, di un convegno per industriali presso la Scuola di perfezionamento per le forze di polizia, in cui gli agenti sono stati degradati al ruolo di commessi e hostess al servizio degli ospiti-vip, tra cui l’ex ad della Siat del gruppo Fondiaria, Fausto Marchionni, al tempo intercettato e indagato dalla Procura di Torino proprio nell’ambito del caso Ligresti. Ecco gli sprechi  che chiamano in causa Annamaria Cancellieri e che, mentre si rinnova la fiducia alla Camera per la Guardasigilli, sembrano incrinare l’immagine del funzionario modello con cui il 5 novembre scorso, in Senato, le forze della maggioranza fecero quadrato intorno al Guardasigilli.

Due episodi, in particolare, denunciati dall’Anip-Italia Sicura, sindacato di polizia che ha fatto anche un po’ di conti. “Ci sono strutture pubbliche – attacca Filippo Bertolami, segretario regionale per il Lazio – come la Scuola di perfezionamento per le forze di polizia, fiore all’occhiello del Dipartimento della P.S., che sono state utilizzate in modo distorto, distogliendo risorse destinate alla sicurezza di tutti. Così come la Commissione sulla 121/1981, che da occasione storica pare trasformata in un’occasione di spreco a vantaggio dei soliti noti. Per chiarire queste zone d’ombra sarà necessario interessare non solo il Parlamento, ma anche la Corte dei conti”.

Nel primo caso gli agenti sono diventati, loro malgrado, dei commessi al servizio di vip e industriali. Su gentile richiesta della Cancellieri che, esattamente un anno fa, ha pensato bene di sponsorizzare un convegno privato e organizzarlo presso la Scuola di perfezionamento per le forze di Polizia per un costo stimato in 70mila euro. Anche questa vicenda, per l’Anip-Italia Sicura, dovrebbe finire sul tavolo della Corte dei Conti.

Nel secondo caso gli agenti sono stati confinati in un ex magazzino e i soldi volati dalla finestra superano il milione di euro. Si tratta dell’inglorioso risultato di una commissione di esperti che avrebbe dovuto studiare a fondo una revisione complessiva della legge 121/1981 sul coordinamento tra le forze dell’ordine utile a  ridurre costi, duplicazioni e sprechi di risorse e strutture. A istituirla fu Roberto Maroni il 28 giugno del 2011 con staff di ascolto e consulenza, un comitato redazionale e una specifica segreteria tecnica per un totale di 18 tra alti funzionari e ufficiali coinvolti dal progetto. Più sei professori emeriti, tra i quali spicca Beniamino Caravita di Toritto, ordinario alla Sapienza di Roma, già saggio di Letta ma al tempo stesso estensore dei pareri pro-veritate per Berlusconi, tra i nomi eccellenti coinvolti nella vicenda dei concorsi truccati su cui indaga la Procura di Bari.

Ebbene il “comitatone” si insedia a luglio nella sede della Scuola di Perfezionamento per le Forze di polizia, ne utilizza le strutture e impiega in via continuativa quattro dipendenti della scuola. Per riunirsi occupa in via permanente tre locali – ridipinti e riarredati per l’occasione con tappeti e mobilio di pregio – sottratti a sei funzionari della Scuola, spostati in stanze adibite a magazzino, senza aria condizionata né linee internet o telefono che saranno riattivate solo cinque mesi dopo. Col passaggio di deleghe Maroni-Cancellieri il comitato sembra in dirittura d’arrivo, anche perché il termine ultimo per presentare il documento conclusivo era il 31 dicembre 2011. Ma non avendo ancora redatto il testo la Cancellieri decide di andare oltre la scadenza: per un altro anno si fanno decine di riunioni di comitati e staff, focus group (risorse umane, formazione, cooperazione internazionale, ecc.) composti da decine di esperti di settore di volta in volta fatti convenire da tutte le direzioni centrali del Dipartimento di pubblica sicurezza e dai Comandi delle forze dell’ordine. Non mancano trasferte e riunioni su tutto il territorio nazionale.

Sul più bello arriva il colpo di scena: a gennaio, nonostante non fosse redatto né pubblicato il documento il ministro interrompe i lavori e scioglie la commissione. I costi, tra retribuzioni per i quattro appartenenti alla Scuola di perfezionamento per un anno e mezzo ammontano a 250mila euro. Il doppio se n’è andato in retribuzioni e straordinari per i membri del Comitato a composizione interforze, i vari staff e focus group, oltre che emolumenti dei docenti universitari per la partecipazione alle riunioni e per gli studi prodotti. Più 250mila euro per spese logistiche (automezzi, arredi, pulizie locali, consumi energetici, telefonici, ecc.) e di trasferta (viaggi, alloggi, pasti, ecc.). In cambio di cosa? Di nulla. Ricapitolando, lo studio sui risparmi che doveva durare sei mesi è durato 18 e dopo 36, cioè tre anni, è ancora un “non pervenuto”. La scorsa estate il Fatto Quotidiano ha chiesto al Viminale copia della relazione. Non è mai arrivata risposta. Il sospetto, a questo punto, è che il prodotto di tanto investimento pubblico sia ritenuto ben poco utile o, peggio, non esista affatto. E quel milione sia stato letteralmente buttato dalla finestra. 

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