A volte ritornano. Non solo i morti viventi del racconto di Stephen King trasposto in film da Tom McLoughlin, ma anche gli ex ministri. E puntualmente è rispuntata dall’oblio nel quale la si sperava relegata anche l’ex ministro Elsa Fornero che ha ricevuto ieri a Roma, tra i baci e gli abbracci di Mario Monti e del Pd Fabrizio Barca, il premio “Ezio Tarantelli” per l’economia, per “avere compiuto un primo passo verso la riforma del welfare, mediante l’introduzione nel 2012 dell’Aspi”.

Ad accoglierla, oltre ai succitati ex colleghi di Governo, anche un gruppo di esodati, non propriamente con baci e abbracci, che erano lì a testimoniare non solo che la memoria della riforma delle pensioni peggiore della storia non si è persa, ma anche che il problema “esodati” è tuttora colpevolmente irrisolto nella sua interezza.

L’ex ministro, nel ritirare il premio ha fatto un breve discorsetto di ringraziamento nel quale ha toccato l’argomento “esodati” propinando un resoconto dei fatti che non corrisponde a quanto realmente accadde sulla materia.

Infatti l’ex Ministro ha raccontato che quando si accorse che i numeri stimati non erano quelli giusti si mise a lavorare per cercare di allargare la platea (dei salvaguardati) e non ha mancato di continuare a sostenere che dovette farlo in presenza di dati non attendibili, indicando come “molti accordi fossero al di fuori di ogni ufficialità”.

La storia, sulla base dei fatti è un’altra: non solo la riforma fu fatta senza prevedere alcuna forma di gradualità, come invece hanno fatto quei pazzi dissennati di tedeschi e spagnoli, tanto per citarne due, ma, soprattutto, senza preventivamente valutare i dati che l’INPS ha disponibili e utilizzarli per riflettere prima di agire. Basterebbe per questo citare la massa di contributori volontari i quali i contributi li versano all’INPS oppure i “cessati” in base ad accordi collettivi o individuali per i quali è obbligatoria la comunicazione alla Provincia.

Infatti, attenendosi strettamente ai fatti, nella sua stesura originale la legge prevedeva che venissero salvaguardate quattro categorie di persone: coloro in mobilità (normale o lunga), coloro autorizzati alla contribuzione volontaria , coloro a carico dei fondi di settore (prevalentemente bancari) e coloro esonerati dal servizio (dipendenti pubblici), per un totale massimo di 50.000 unità. Già a caldo, nel Dicembre 2011, ebbi adire a Servizio Pubblico che l’avere fissato un limite quantitativo lasciava intendere che ci fosse una stima ben maggiore (perché altrimenti per quale motivo si sarebbe fissato un limite ?) e puntualmente ne ebbi conferma quando nel redigere nel Giugno 2012 il decreto attuativo (cioè che non necessita di passaggio parlamentare N.D.R.) della legge, il Ministro inserì una serie di paletti che tendevano a piegare la realtà alle sue previsioni, ancorché a denti stretti avesse aumentato il contingente a 65.000 sotto la pressione di INPS che cominciava a diramare i numeri che evidentemente nessuno gli aveva chiesto prima.

Qui vorrei fare un inciso: se virtualmente aumentassi i numeri ma nel contempo inserissi la clausola che i salvaguardati devono essere alti esattamente 193 centimetri, pesare esattamente 86, 5 Kg e risiedere a Morterone in provincia di Lecco (39 abitanti) starei allargando la platea, come il Ministro sostiene ex post di avere fatto, oppure la starei cercando di restringere?

Il Ministro aggiunse tra l’altro le clausole feroci che i mobilitati dovevano avere cessato il lavoro prima del 4 Dicembre 2011 e quella che i contributori volontari dovessero avere versato almeno un contributo accreditato o accreditabile per l’anno 2011 e che nessuno potesse avere alcuna attività lavorativa (neppure pochi giorni) fino all’entrata effettiva in pensione. 

La storia continua raccontandoci di ulteriori tira e molla, con i numeri reali che continuavano a lievitare e il Ministro che si faceva estrarre nuovi contingenti (prima 55.000 poi 10.300) con la stessa predisposizione con la quale ci si farebbero estrarre i molari dal dentista; sotto la minaccia di ricorsi legali, in quanto il decreto attuativo si prendeva delle libertà rispetto alla legge originale, il Ministro inserì accortamente (per lei) alcuni dei paletti in un successivo decreto legge (spending review) del Luglio 2012, nel quale li richiamava, dando loro forza di legge; alla faccia dell’allargamento della platea!

Per venire ai giorni nostri, il problema esodati è ancora irrisolto; come dimostrano i manifestanti di ieri a Roma; ci sono ancora molte persone che dovrebbero attendere anni per ottenere una pensione che, con le regole vigenti all’atto della loro espulsione dal lavoro, era più o meno a portata di mano. Né questo governo sembra volere seriamente affrontare il problema, al pari del precedente. 

Una cosa l’ex Ministro l’ha raccontata giusta: ha affermato che c’era una pressione finanziaria molto forte ed è proprio qui che sta il punto; quel governo e anche l’attuale (e il nuovo che avanza, abbia esso le stelle oppure il giubbotto Happy Days, sembra più vecchio del vecchio), nella totale incapacità di ridurre le spese e i privilegi reali (l’elenco sarebbe lunghissimo) vanno a fare cassa con regolarità dalle pensioni, da ulteriori tasse, da balzelli creativi, fregandosene altamente se in questo modo perpetrano le iniquità ormai croniche e arcinote; quelle iniquità che hanno elargito pensioni a fronte di contributi risibili mentre decurtano le pensioni con tanti contributi, che regalano ogni giorno esenzioni dai balzelli vecchi e nuovi agli evasori fiscali, che mantengono enti inutili, strutture politico/amministrative ridondanti e organici gonfiati a scopi assistenziali  quando non clientelari, mentre mettono le aziende nelle condizioni di chiudere. 

Gli ex ministri ritornano e si autocelebrano senza contraddittorio, raccontando una realtà soggettiva, le tasse vengono aumentate con dichiarazioni roboanti che sono diminuite, i privilegi sono accuratamente mantenuti mentre si dichiara che l’equità è finalmente sorta. Un’elìte di governanti incapaci non solo riscrive la storia ma ci racconta anche ogni giorno una realtà addomesticata. Neppure il Grande Fratello di Orwell avrebbe saputo immaginare una propaganda così. 

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