Forza Italia è appena nata che ha già bisogno di linfa nuova. Silvio Berlusconi lo ha detto un paio di giorni fa a Villa Gernetto, dove ha incontrato circa 150 giovani dei circoli coordinati da Marcello Dell’Utri. “Alcuni se ne sono andati, i più giovani sono diventati adulti, qualcuno è diventato un vecchietto quindi c’è bisogno di linfa nuova, di un entusiasmo, di gente giovane che venga a schierarsi di fianco ai superstiti per portare avanti questa rivoluzione liberale che noi abbiamo sempre detto di voler organizzare nel nostro Paese”. Il Cavaliere è tornato anche sull’esito del consiglio nazionale: “Sempre la minoranza, così si fa in democrazia, ha accettato il voto e la decisione della maggioranza, non questa volta, avete visto che è successo, se ne sono andati”. Quanto ha detto Berlusconi è stato pubblicato sul sito “Italia chiama Italia” e poi rilanciato da quello di Europa.
“E’ venuta fuori – rivela Berlusconi – l’idea di dividere in due il movimento (il partito è una parola che non mi piace perché significa parte, mentre invece Forza Italia è un’idea ecumenica che vuole rivolgersi a tutti): da una parte la struttura del partito, che risente moltissimo dell’età. Cosa succede in tutti i partiti? Non è una patologia solo di Forza Italia: in tutti i partiti a poco a poco la passione, l’entusiasmo iniziale si trasformano in assuefazione al mestiere, alla professione della politica, al piccolo potere…”. A questo punto però il video si interrompe.
Secondo l’ex presidente del Consiglio c’è “anche bisogno di protagonisti rilevanti. Avevamo Urbani, Baget Bozzo, Colletti, Melograni e lo stesso Tremonti, che si è aggiunto a noi dopo e che non sapevamo che era pazzo, ma era sicuramente molto dotto ed esperto e parlava molto bene. Tutte queste persone non ci sono più e dobbiamo tampinare qualcuno nelle università per ricostruire un trust di cervelli da dedicare al programma e alla formazione”.
Nel suo discorso Berlusconi sembra voler dare nuova energia a Forza Italia anche dandole due “anime”. “Da una parte, la struttura del partito che risente moltissimo dell’età”. Una “patologia” di tutti i partiti, dice. “A poco a poco – sottolinea – l’entusiasmo iniziale si trasforma in assuefazione al mestiere, alla professione della politica, al piccolo potere”.