Il premier Enrico Letta blinda la Cancellieri, il Partito democratico china la testa e rinuncia alle dimissioni del ministro. Dopo la riunione dei gruppi parlamentari del Pd a Roma, in cui il presidente del Consiglio ha chiesto un atto politico per chiudere una polemica che mette a rischio la stabilità del governo, fuori da Montecitorio sfilano i maggiori esponenti del partito. Molti a testa bassa e senza rilasciare dichiarazioni, come il segretario Guglielmo Epifani e il viceministro Stefano Fassina. Altri senza nascondere la propria insoddisfazione, come Pippo Civati: “Così non si va avanti, secondo me è un errore. Ho posto un problema politico e sono stato accusato da Cuperlo delle peggiori nefandezze. Non so se ci fosse il veto del presidente della Repubblica, ma il Pd dovrebbe essere un partito autonomo e avere una guida che lo porta ad assumersi le responsabilità”. Laconico Pierluigi Bersani: “E’ una sconfitta del Pd? Voi giornalisti vedete sconfitte dappertutto”. Il renziano Ivan Scalfarotto: “Un atto contro il sindaco di Firenze? No, Renzi è stato leale con il partito quando ha perso le primarie, lo sarà anche adesso che sta vincendo. Oggi la lealtà significa sostenere il governo Letta. Lo faremo, anche se non nascondiamo la nostra insoddisfazione” di Tommaso Rodano
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