La Banca mondiale ha stimato i danni ambientali causati dai disastri dovuti al clima. Citando esattamente le dichiarazioni della Banca mondiale: “Weather-related losses and damage have risen from an annual average of about $50 billion in the 1980s to close to $200 billion over the last decade”. Si parla quindi di ben 200 miliardi di dollari solo negli ultimi dieci anni. Le varie stime citate dalla banca mondiale, ci sono i danni fatti dal ciclone che ha devastato Odisha in India dove sono morte più di 10.000 persone causando 4,5 miliardi di danni. Poi l’uragano Tomas che devastò St. Lucia, nel 2010, ha fatto perdere oltre il 43% del Pil dei Caraibi. Nel Corno d’Africa una lunga siccità che si è conclusa nel 2011 ha causato perdite per 12 miliardi di dollari nel solo Kenya. E l’elenco continua.
Il valore tangibile dei danni ambientali si può anche calcolare con una certa dose di cinismo. Quello che non viene ancora calcolato e messo nei bilanci, nei budget prima di costruire o utilizzare il territorio è il valore di ciò che l’ambiente produce: il paesaggio può infatti prevenire i danni ambientali. I danni dei disastri ambientali sono così imputabili al danno stesso ma molte volte i danni potrebbero essere contenuti grazie ad un uso più corretto del territorio, sempre che si riesca a fare uno sforzo d’immaginazione. Quanto vale un bosco rispetto ad un autostrada? Vale di più l’autostrada o il bosco? Quanto contiene una frana un bosco e quanto invece un’autostrada?
Oggi forse la risposta non è così scontata per tutti, ma sono convinto che le future generazioni sapranno scegliere meglio di noi, almeno spero. Certo è chiaro che oggi economicamente vale di più un casa o una strada di un campo coltivato come si deve, ma non escluderei che in un futuro le cose si ribalteranno. Negli ultimi 20 anni il valore della terra da coltivare è aumentato del 60% forse qualcosa sta cambiando. Ma non è ancora sufficiente perché in quel valore non è compreso il valore delle così dette “esternalità positive”: la biodiversità, la bellezza della natura, la resilienza degli ambienti naturali ai disastri ambientali ecc.
Provo a dare delle cifre concrete avvicinandomi al nostro territorio. Scrivevo un anno fa nel Libro nero dell’agricoltura che negli ultimi 10 anni si sono costruite 4 milioni di case e nello stesso momento 5,2 milioni di case risultano sfitte. Le conseguenze ambientali e sociali di un’ondata di cemento, sono enormi, secondo i dati forniti dall’Ispra, negli ultimi 20 anni equivalgono a: 5.400 alluvioni e 11.000 frane negli ultimi 80 anni, 70.000 persone coinvolte e 30.000 miliardi di danni.
Ci mangiamo letteralmente il territorio e spesso non ci rendiamo delle conseguenze finché non arriva il conto da pagare. Dovremmo trovare il modo per invertire questo fenomeno, dovremmo trovare il modo di dare un vero valore economico al valore ambientale. La sicurezza della natura, la sua tutela non può più essere omessa dai calcolo economici che facciamo tutti i giorni.
Non possiamo aspettarci che si registrino vittime e danni per capire davvero quale prezzo paghiamo per le nostre scelte ambientali sbagliate. Ciò che sta accadendo nelle ultime ore in Sardegna, come tempo fa in Sicilia oppure in Liguria, ci mette di fronte la necessità di pensare ad un modo diverso di usare la terra. Il cemento e il consumo del suolo sfrenato sono un pericolo per tutti. Fa male pensare a ciò che è successo, tanto male come quando viene cancellato un campo agricolo per farci una strada. Ci sono cose che vanno ben oltre la comprensione delle scelte attuali, perché siamo ancora molto indietro dal riuscire a comprenderlo nelle nostre scelte politiche ed economiche. Penso anche alle molte lotte che vengono fatte per difendere il territorio, credo non si debba perdere l’occasione di ascoltare e dare voce a chi abita il territorio per capire il vero valore che questo rappresenta e che oggi non riusciamo a misurare economicamente.
Parlo di valore economico perché oggi è evidentemente il vocabolario compreso da tutti, domani forse non sarà più necessario parlare di valore economico dei beni ambientali o dei beni comuni. Difendere il territorio non è un’opzione dei pochi è una necessità di tutti che non ha bandiere, né fazioni e né colori. Difendere il territorio è qualcosa che ci deve appartenere dal momento in cui nasciamo qualsiasi sia il nostro percorso di vita sul pianeta. Credo come tutti che la terra sia la nostra assicurazione per il futuro. Proteggerla assieme e dargli valore coltivandola o prendendocene cura ci renderà felici e ricchi. Nel prossimo futuro riusciremo a dare un valore economico a tutte quelle cose che attualmente non lo hanno, parlo dei boschi, dell’aria, della terra coltivata bene e della qualità del cibo. Restiamo vicini alla terra.