Il signor Giovanni ha sempre guidato gli autobus.
Autobus di linea, sia chiaro.
Non ha fatto altri lavori.
Gli è sempre piaciuto. Gli piacevano le facce, le persone che portava in giro per Roma.
Gli piaceva essere puntuale sul lavoro.
Non ha mai fatto tardi. Ha preso pochissimi giorni di malattia.
E’ andato in pensione da poco.
Ha sempre seguito in maniera quasi maniacale le disposizioni e il codice comportamentale.
Mai nessuno, neanche un passeggero occasionale, non i suoi “pendolari”, quelli di cui conosceva i nomi, ha mai avuto qualcosa di cui lamentarsi.
Il signor Giovanni, non voleva neanche il telefonino. Ma sua moglie ha insistito così tanto (“se hai un problema quando rientri dal turno notturno?”) che alla fine ha ceduto.
Non lo teneva acceso mentre era in servizio. Figuriamoci se si sognava di rispondere mentre era alla guida. Eppure, quel giorno, sua moglie era stata male tutta la notte. Era uscito di casa con uno strano peso sul cuore. Quando il cellulare squillò ebbe un brutto presentimento e senza pensarci troppo – anche se era alla guida, anche se era vietato – ripose.
Era la moglie che lo rassicurava: si sentiva molto meglio.
Immaginatavi la sorpresa del signor Giovanni quando, qualche giorno dopo, trovò una foto che lo ritraeva telefono alla mano, su un giornale che denunciava il comportamento scorretto di alcuni autisti delle linee romane.
Avevano avuto la delicatezza di sfuocargli la faccia. Ma era inutile. Era la sua linea. Erano i suoi passeggeri.
Seguì un’inchiesta interna, nel suo caso assolutamente inutile perché si era subito auto-denunciato.
Il suo “comportamento scorretto” fu subito censurato e sanzionato dall’azienda.
Ma nessuna multa avrebbe potuto cancellare il senso di vergogna per quella macchia, l’unica, di tanti anni di onorato servizio.
Chi mi ha raccontato questa storia l’ha fatto solidarizzando umanamente con il signor Giovanni e chiedendomi se non ci fosse stato un eccesso di rigidità nei suoi confronti. Andavano riconosciute “le attenuanti generiche” e forse bisognava valutare “caso per caso”.
Diamo per buona la versione che mi è stata riportata. Mi domando solo: cosa sarebbe successo se un comportamento scorretto fosse stato causa di un incidente?
Estendo il discorso: le attenuanti generiche e generalizzate sono diventate – in una sorta di relativismo ad oltranza – il modo per non veder mai riconosciute le nostre responsabilità.
Il Ministro ha fatto una telefonata “affettuosa”, deve forse dimettersi per questo? Il Governatore non rideva certo delle morti dovute al cancro, la telefonata si conosceva già, era agli atti di un processo, si deve dimettere per questo?
Mai come in questo Paese, una telefonata forse non ti allunga la vita, ma non ti accorcia certo la carriera politica.
La sensazione che se ne ricava (almeno quello che arriva a me) è che a forza di concedere “attenuanti generiche”, magari per salvare la faccia di qualcuno a noi vicino (per interesse, per affetto, per convenienza e connivenza), si rischia di perdere la propria, di faccia.