Signori Berlusconi, D’Alema, Cicchitto, Formigoni &Co è dura farsi da parte, vero?
A quando il cambio generazionale? Possibile che la nostra classe politica “anziana” faccia così fatica a lasciare spazio alle idee ed alle energie dei giovani?
Quando nella nostra azienda è entrato mio figlio io avevo 55 anni e lui 24; stava finendo l’università con ottimi risultati.
Lavorava, studiava, imparava e proponeva. Dopo circa un anno abbiamo iniziato a discutere, a volte anche in modo acceso. Non sopportava il mio atteggiamento di sufficienza nei confronti delle sue idee, delle sue proposte. Il più delle volte le discussioni si chiudevano con l’applicazione della legge del più forte, cioè la mia. In un paio di occasioni, più per amor di quieto vivere che per convinzione, gli ho lasciato carta bianca ed ho dovuto riconoscere che aveva ragione.
Ho cominciato a comprendere che l’unico vantaggio che avevo rispetto a lui era l’esperienza di lavoro, mentre, mio figlio, aveva dalla sua la freschezza, l’energia dei giovani e la capacità di vivere appieno nel suo tempo.
Era in gamba e dovevo lasciargli spazio. Dovevo riconoscere che era più bravo di me. Forse, come lui stesso dice, non avrebbe mai avuto il coraggio di avviare una attività sua, ma sapeva certamente portarla avanti.
Mi sono fatto da parte e gli ho lasciato l’azienda. L’ha fatta volare! Ha affrontato la crisi con determinazione, facendo scelte oculate ma coraggiose.
Per me è stata dura, ho dovuto reinventarmi, ma la soddisfazione mi ripaga ampiamente del sacrificio.
Credo che i nostri politici anziani dovrebbero dare spazio ai giovani rimanendo come supporto d’esperienza, lasciandoli liberi di fare le loro scelte. D’altronde il futuro è loro; il nostro è già passato e, non mi pare, che gli abbiamo lasciato granché.