Siamo qui ancora una volta a piangere i morti dell’ennesimo disastro ambientale dovuto all’incuria dell’uomo. Le responsabilità dell’alluvione che ha colpito la Sardegna, al netto della bomba d’acqua che si è riversata su quel territorio, sono delle istituzioni. Locali e nazionali. È evidente che in molti dei centri colpiti non è avvenuta una corretta pianificazione urbanistica. Da quei luoghi mi arrivano numerosi messaggi di dolore, ma anche di rabbia per ciò che non si è fatto per evitare o limitare i danni e contro chi continua a dare concessioni edilizie senza pensare alla sicurezza.
La revisione del Piano Paesaggistico Regionale, voluta fortemente dall’attuale governatore Cappellacci, va nella direzione di una nuova e tremenda cementificazione del territorio che è certamente inaccettabile ma oggi diventa un pugno nello stomaco. Non è un caso che il Ministero per i Beni culturali e ambientali si sia opposto a questa proposta che tra l’altro smantella il Piano rispettoso dei vincoli ambientali e del buon senso, voluto e approvato dalla giunta di Renato Soru. I sardi non meritano un governatore che invoca in queste ore il fatalismo biblico. Al prossimo giro è necessario che sia chiara la scelta: o il cemento o la dignità della propria terra.
In questi giorni tutti si stanno riempiendo la bocca di prevenzione contro il dissesto idraulico e geologico. Sono gli stessi che finora non hanno fatto nulla o hanno addirittura tagliato i fondi, ma che continuano a volerli trovare per opere non prioritarie come la Tav Torino-Lione e per gli F35, ma anche per mantenere gli incentivi speciali per le biomasse da bioliquidi o per le assimilate alle rinnovabili. Sono gli stessi che hanno inserito nella legge di stabilità solamente 30 milioni di euro per la messa in sicurezza del territorio (180 milioni in tre anni) nonostante la rabbia espressa dal Ministro Orlando e che ora si rivolgono alla solidarietà degli italiani che, come sempre, non si tirano indietro quando si tratta di aiutare chi è stato colpito da un calamità. Sono gli stessi sepolcri imbiancati di un Paese che si condanna al declino solo perché non si riesce ad essere capaci di una visione e conseguentemente di una lista di priorità.
Tra qualche settimana la politica non dovrà dimenticare questa tragedia aspettando supinamente la prossima. Un primo segnale nella legge di stabilità anche per rispondere ai richiami di Orlando, è obbligatorio. Credo di poterlo affermare con chiarezza perché sono anni che ripeto come un mantra che la prevenzione non è un optional, che serve un’unica grande opera alla nostra Italia, ovvero un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio con investimenti che si ripagherebbero ampiamente dalla riduzione degli eventi catastrofici e dei danni relativi. Producendo occupazione che le grandi opere pubbliche citate non offrono.
Mentre chiudo questo pezzo, mi scorre davanti al video il ghigno di un ministro che alla domanda “non le sembrano pochi 30 milioni di euro per il dissesto idrogeologico”?, non risponde ed anzi sorride. Un sorriso sardonico che i sardi di oggi non gradiscono e che può divenire offesa a tutti i danneggiati di oggi e di domani. Chiedere scusa ora è obbligatorio per ieri e per oggi, quindi scuse doppie e dovute.