Lo definisce un bluff e tanto basta per far saltare tutti dalla sedia. Adriano Zaccagnini, vicepresidente della Commissione agricoltura della Camera, spariglia le carte sulla moria di migliaia di ulivi nel Salento. E a dispetto di quanto gli esperti hanno affermato finora, parla di un inganno “falso-scientifico”. Insomma, per il deputato del gruppo misto e con un passato nel Movimento 5 Stelle, sarebbero una farsa gli 8mila ettari colpiti dal “complesso del disseccamento dell’olivo”, causato, stando a quanto riportato dall’Osservatorio fitosanitario regionale, dalla compartecipazione di almeno tre fattori: l’azione di insetti rodilegno, la presenza del fungo Phaeoacremonium e, soprattutto, quella del batterio Xylella fastidiosa, quest’ultimo nella parte del protagonista. Mai riscontrato prima in Europa e mai su questa specie vegetale, è un patogeno da quarantena inserito nell’elenco A1 della Eppo. Quanto sia grave la portata infettiva di quello isolato nel Leccese saranno gli accertamenti, ancora in corso, a dirlo. Di sicuro si sa che risparmia viti e agrumi, ma è in grado di attaccare querce, oleandri, mandorli e, appunto, ulivi, i primi che, intorno a Gallipoli, hanno cominciato a morire.
Un’allucinazione collettiva, per Zaccagnini: “Domenica scorsa – riporta una sua nota – tanti cittadini attenti hanno voluto verificare con i loro occhi. Si sono recati nelle aree definite ‘rosse’, di massima pesantezza del fenomeno, ma hanno trovato gli alberi d’ulivo, che nei mesi scorsi avevano perso le foglie, in pieno vigore rigenerativo. Non solo dalla base vi stanno spuntando innumerevoli polloni, ma anche nuovi germogli dai grandi tronchi”. Ecco il bluff, termine mutuato da quanto sostenuto da un gruppo di ambientalisti leccesi. Continua Zaccagnini: “Il comportamento di chi ha ingenerato il panico con arrampicate falso-scientifiche, ipotizzato l’intervento massiccio di pesticidi e addirittura quello europeo con fondi per l’eradicazione è a dir poco criminale e potrebbe celare interessi speculativi”.
Apriti cielo. “Dice un sacco di fesserie! Ma cosa capisce? E quali sarebbero queste speculazioni?!”: il pugliese Paolo De Castro, presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, non le manda a dire: “Su che basi si mettono in giro queste supposizioni? Da questa storia non ci guadagna nessuno, ci perdono tutti”. “Ritengo che non vi sia alcun fondamento scientifico in merito a quanto detto da Zaccagnini. Rimando al mittente le accuse. Non ho altri commenti”. È lapidario Antonio Guario, a capo dell’Osservatorio fitosanitario regionale. A entrare nel merito della questione, al suo posto, è Giovanni Martelli, fitopatologo e professore emerito dell’Università di Bari, il primo a ipotizzare un attacco da Xylella fastidiosa, batterio che è di casa in California, da dove, giusto la scorsa settimana, è giunto in Puglia uno dei massimi esperti della materia, Rodrigo Almeida, docente dell’Università di Berkeley. “Le ceppaie che stanno rivegetando sugli alberi rinsecchiti- spiega- possono trarre in inganno. È normale che le piante capitozzate abbiano ricacci, ma ci vorrà del tempo per capire se resisteranno oppure no. Purtroppo, quello che vediamo non fa essere ottimisti, ma avremo risultati certi solo con i 16mila saggi programmati nella zona colpita nei prossimi tre mesi. Detto ciò, a me fa specie che un politico che ricopre quel ruolo prenda posizioni di questo tipo, senza consultare nessuno”.
Le analisi su 238 campioni raccolti fuori dalla fascia interessata confermano che la malattia, per il momento, è confinata nell’arco ionico salentino. Dovranno essere eseguiti almeno altri mille esami nel Brindisino e altrettanti nel Tarantino per escludere la contaminazione. Per evitare il blocco dei vivai anche in queste province, oltre a quella leccese, è questo che ha richiesto la Commissione Europea martedì mattina, durante la videoconferenza con i tecnici di Bari. E per quanto la normativa comunitaria preveda, in ogni caso di presenza di un batterio da quarantena, la misura drastica dello sradicamento delle piante infette, si va con i piedi di piombo e si cerca di trattare. Di ciò si discuterà, il 27 e 28 novembre, direttamente a Bruxelles.
Alla fine, Zaccagnini è costretto a correggere il tiro: “Forse sono stato incauto nel diffondere quella nota prima di parlare con Guario. È sembrato che tutta la comunità scientifica e politica si schierasse a favore delle eradicazioni, invece ho visto che si sta cercando di mediare con l’Ue. Ed è giusto così. Bisognerebbe evitare anche l’eventuale uso massiccio di pesticidi. Non è escluso che in Puglia si concentrino gli appetiti di aziende biotec, che vogliono intaccare colture tradizionali per impiantare quelle ogm”. Le sue parole, tuttavia, non passano inosservate, dato che hanno il peso del ruolo ricoperto e anche l’8 novembre scorso hanno bollato come “infondata” l’emergenza. “Magari fosse come dice lui. Avremmo risolto la questione con una semplice potatura – replica Fabrizio Nardoni, assessore regionale all’Agricoltura-. Sgombro il campo da illazioni su interessi speculativi e invito Zaccagnini a far parte del nostro gruppo di lavoro, per capire davvero di cosa parliamo”.
Dall’onorevole Adriano Zaccagnini (Gruppo Misto) riceviamo e pubblichiamo:
“La mia posizione è quella di scongiurare falsità scientifiche su come agire per la risoluzione del problema Xylella in Salento. Come è già avvenuto per la castanicoltura e altre colture attaccate da patogeni di altri continenti, l’intervento massiccio di fitofarmaci, che cela interessi speculativi, e l’eradicamento totale di vaste aree è destituito di ogni fondamento e inefficace a lungo termine. La Xylella esiste, si trova nel tronco e quindi interventi esterni sono assolutamente inutili come qualche esperto o politico ha dichiarato, ma va ancora compreso a che sottospecie appartiene e come si è caratterizzato il ceppo in Puglia. Gli interventi da attuare, come il Prof.Guario mi ha potuto comunicare, sono il contenimento dei vettori, la pulizia meccanica (senza erbicidi) delle erbe, la cura e la potatura energica dei rami dissecati, la creazione di una zona tampone e aggiungo eventualmente l’eradicazione solo di quegli ulivi che il prossimo anno non si riprenderanno, non certo l’eradicazione totale di un’area vastissima in cui ci sono tantissimi ulivi sani affianco a quelli in fase di disseccamento. All’assessore Pacella non rispondo alle sue provocazioni gravissime. Non ho mai accusato gli agricoltori salentini, bensì interessi politico-finanziari che si affacciano all’agricoltura italiana nei momenti di crisi e di minor redditività per le colture tradizionali. L’olio è un patrimonio e la filiera non ha bisogno di interventi radicali scriteriati, ma mirati e con l’utilizzo di tecniche agroecologiche efficaci, supportate dai PSR, e, come per la castanicoltura, con la lotta biologica e l’incremento della cura e potatura delle piante.”