Grazie al rincaro dei carburanti, secondo quanto riportato nella bozza del decreto, il governo punta a incassare un miliardo e mezzo nel 2015 e 42,6 milioni nel 2016. A pagare saranno anche le banche e le assicurazioni, con un acconto Ires al 128% nel 2013
“Mano a mano che si avvicina la fine del 2013 diventa più difficile trovare i 2,4 miliardi necessari per eliminare la seconda rata dell’Imu“, diceva all’inizio di novembre il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Ma adesso il governo sembra avere trovato la soluzione: fare pagare l’abolizione dell’imposta agli automobilisti.
Fra le coperture per la cancellazione, secondo i contenuti della bozza del decreto riportati dall’Ansa, è infatti previsto un maxi aumento delle accise sui carburanti a partire dal 2015, che mira a “determinare maggiori entrate nette non inferiori a un miliardo e mezzo di euro per il 2015 e a 42,2 milioni per l’anno 2016″. Non solo. Un emendamento del governo alla Legge di stabilità, che sta per essere depositato in commissione al Senato, prevede un ulteriore aumento delle accise su benzina e gasolio anche da gennaio 2017 a fine 2018, in modo da determinare maggiori entrate per 419 milioni.
Ma a pagare la cancellazione della seconda rata Imu saranno anche le banche. Per la copertura, secondo la bozza in circolazione, è previsto l’aumento al 128% per il 2013 (e al 127% nel 2014) dell’acconto Ires per istituti di credito e assicurazioni, che sale invece dal 100 al 101% per le società. Sul fronte del risparmio amministrato, “i soggetti che applicano l’imposta sostitutiva sono tenuti, entro il 16 dicembre di ciascun anno, al versamento di un importo, a titolo di acconto, pari al 100% dell’ammontare complessivo dei versamenti dovuti nei primi undici mesi del medesimo anno”.
Il decreto prevede anche una norma interpretativa sugli acconti di Irpef e Ires nel caso in cui i contribuenti scelgano di fare il calcolo previsionale. Viene stabilito che l’importo versato non può essere inferiore al 100% dell’imposta che risulterà dovuta con la dichiarazione dei redditi: questo si traduce in un mini-beneficio per le società che ora devono versare il 101% se scelgono il calcolo dell’acconto automatico.
E, mentre in Italia si parla di aumentare le tasse sulla benzina, a Bruxelles Olli Rehn ricorda al governo italiano che “non ha molto spazio di manovra nelle sue finanze pubbliche”, perché “lo ha usato per pagare i debiti della pubblica amministrazione”. Le dichiarazioni del commissario agli Affari economici non smorzano l’ottimismo di Fabrizio Saccomanni. “L’Italia aggancerà la ripresa a fine anno o inizio del prossimo”, ha dichiarato il ministro dell’Economia al termine dell’Eurogruppo, sottolineando che “l’unica cosa che ce lo può impedire è che ci sia incertezza politica permanente”.
“E’ un ulteriore test che abbiamo passato nell’ambito di queste procedure più severe di coordinamento delle politiche fiscali”, ha aggiunto rispondendo a chi gli chiedeva se l’Italia avesse passato il test Ue. Lo stesso Saccomanni, prima dell’inizio dell’Eurogruppo, ha fatto sapere che non ci saranno modifiche alla Legge di stabilità. “Spiegherò bene le misure che abbiamo preso negli ultimi giorni, dal 15 ottobre a oggi sono accadute molte cose come privatizzazioni, spending review e il progetto quote Bankitalia, che secondo noi rispondono alle richieste Ue”, ha affermato tentando di placare i dubbi dell’Unione europea e di Rehn, che chiedeva “misure strutturali” dopo le privatizzazioni.
“Sono consapevole delle dichiarazioni che ha fatto il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem sul fatto che a nessun Paese è stato richiesto di presentare alcun progetto alternativo di bilancio”, ha aggiunto. “Si tratta quindi solo di far capire bene le misure che abbiamo già preso, mi dispiace per il partito della bocciatura ma le cose stanno così”. Saccomanni è poi tornato sul tema del rientro dei capitali, dopo che all’inizio del mese aveva annunciato che il governo intende adottare nuove misure a riguardo, sostenendo che si tratta di una “misura strutturale perché cambia il rapporto tra il contribuente e il fisco in modo strutturale, non è un condono né uno scudo, ma misure con effetto permanente”.