Marco Travaglio apre il suo editoriale, citando il film “Amici miei” e in particolare il momento in cui l’architetto Melandri chiede la mano di Donatella, la moglie del professor Sassaroli, che accetta la proposta purché Melandri si prenda tutto il “blocco”: due figlie, il cane Birillo e la governante tedesca, “perché non si può spezzare la catena di affetti”. Il giornalista stabilisce quindi un parallelismo tra il film e il “pellegrinaggio” dei partiti al “Divino Amore del Colle”, ovvero a Giorgio Napolitano. “In Parlamento ha frustato e minacciato i partiti”, osserva il vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano”, che appella il capo dello Stato “Napo Orso Capo”, perché fa tutto lui. “E’ capo dello Stato” – afferma – “ma anche capo del governo, ogni tanto capo della magistratura, è segretario del Pd, ma lo era anche prima, e segretario del Pdl. E’ tutta una catena di affetti che né io, né lei possiamo spezzare“. Travaglio quindi cita l’acquisto degli F35, il caso Shalabayeva, il caso Cancellieri, il comportamento di Napolitano nei confronti di Berlusconi e della sua condanna definitiva in Cassazione. E conclude inevitabilmente: “Chi si è preso Giorgio si è preso tutto il blocco . E’ tutta una catena di affetti che né io, né lei possiamo spezzare. A meno che qualcuno, prima o poi, tiri questa catena”