Fallita la truffa degli eurobond, con Capitan Fracassa Hollande mestamente dedito a profondi tagli sulla spesa pubblica (come previsto su questo blog) – dopo le rodomontate propagandistiche sugli stimoli con cui imboniva (riuscendo a non ridere) gli inguaribili idealisti – la banda del buco Club Med ha arruolato Obama “Mano di Fata” (col codazzo di finanziatori da Wall Street) per tentare un nuovo colpo gobbo.

A beneficio (anzi a maleficio) del pubblico telelobotomizzato si replica ossessivamente la classica sceneggiata vetero mercantilista: l’esecrata Germania esporta arricchendosi alle spalle di masse diseredate, costrette, sotto i cingoli dei panzern, ad acquistare Bmw, Mercedes, Audi, elettrodomestici, birre, würstel e persino loden. Tra gli orfanelli politici di Hollande (ai minimi storici di popolarità dopo aver imposto tasse incostituzionali) si distingue Berlusconi il quale, nell’orazione funebre alle sue ambizioni di rivalsa, ha mescolato attacchi schizofrenici all’Europa e deliri messianici sulla stampa di moneta, a conferma che la feccia di destra e di sinistra in Italia sguazzano nel medesimo aceto. Un aceto peraltro ad alta acidità ipocrita: al governo e in maggioranza Berlusconi ha approvato tutti i provvedimenti concordati a Bruxelles e per colmo del ridicolo mentre inveisce contro le esportazioni tedesche viaggia ostentatamente in Audi.

A chi fosse ancora immune dall’olio di ricino catodico, questo post propone alcune brevi informazioni di base seguite da semplici considerazioni didascaliche:

1) Le partite correnti, che un certo demi monde diplo-burocratico sotto l’egida di Barroso (intento a rivaleggiare in inutilità con la Ashton) ha riesumato, sono uno dei molteplici feticci statistici concepiti in un’epoca eclissatasi nella prima metà del XX secolo, ma di cui, insieme al Pil (misura ormai risibile dell’attività economica) si perpetua una sterile idolatria.

2) Il saldo di partite correnti è composto da tre parti: il saldo delle importazioni ed esportazioni di beni (auto, cibo, abiti, computer, televisori ecc.); l’analogo saldo dei servizi acquistati o venduti all’estero (trasporti, assicurazioni, telecomunicazioni ecc.); il saldo dei redditi pagati o ricevuti dall’estero: redditi da capitale; (ad esempio dividendi azionari e interessi sui titoli di stato) e redditi da lavoro (pagati a stranieri non residenti); le rimesse degli emigrati.  

3) Cosa significa in soldoni? Prendiamo il mio caso: non risiedendo nel Bel Paese ogni volta che torno nel natio borgo selvaggio e faccio una telefonata aumentano le importazioni di servizi italiani in Oman. Analogamente se prendo un caffè nel premiato Bar Di Maria l’Istat dovrebbe registrare un esportazione dell’Italia verso l’Oman. Però attenzione: se compro un gelato a mia figlia (ancora registrata come residente in Italia), il prezzo del gelato sarebbe una rimessa di emigrato e il gelato consumo privato, non esportazione. Gli interessi che mi versa la banca sul conto corrente sono redditi da capitale in uscita. Analoghi calcoli dovrebbero riguardare tutti coloro che vengono in Italia per lavoro o turismo e viceversa tutti gli italiani che viaggiano all’estero (ma l’Istat dopo Schenghen sa quanti sono?). E che dire degli italiani che vivono a Londra e non sono registrati all’Aire? In teoria i loro salari sarebbero esportazioni di servizi dall’Italia ma dell’ammontare complessivo non si sa di preciso.

4) Si dirà che i casi sopracitati sono marginali rispetto al totale delle transazioni internazionali di un paese ad economia avanzata come l’Italia. Probabile. Fatto sta che in un’economia moderna il settore servizi è predominante, mentre il valore aggiunto della manifattura di beni è in discesa da svariati decenni. L’agricoltura è poco più di un residuo. Invece le statistiche sul commercio estero sono concentrate sui beni perché più facili da tracciare. Al contrario solo una parte delle transazioni internazionali sui servizi vengono registrate.

5) Nel mondo globalizzato una quota notevole di transazioni internazionali avvengono all’interno di aziende multinazionali, mentre le rilevazioni statistiche colgono quasi solo le transazioni tra privati o imprese residenti in paesi diversi. Un computer, un’autovettura o un aereo sono composti da pezzi prodotti in decine di località; alla loro progettazione contribuiscono specialisti sparsi in tutto il mondo. Nel settore finanziario il fenomeno è ancora più macroscopico: un’operazione di fusione societaria ad Hong Kong è seguita magari da un team di avvocati a Londra, di finanzieri a Dubai, New York, San Paolo, analisti basati a Shanghai o a Toronto e così via. Queste prestazioni vengono remunerate in base ad un sistema interno alla multinazionale su cui non trapelano informazioni.

6) Le statistiche di bilancia dei pagamenti sono molto difficili da raccogliere. Le dogane (da cui i dati vengono compilati) all’interno dell’Ue sono sparite da venti anni. Gli scambi di servizi all’interno del Mercato Unico europeo non sono assolutamente attendibili perché non esiste modo accurato per contabilizzarli. Infatti di regola non è l’Istituto di statistica a compilare la bilancia dei pagamenti ma la Banca Centrale nell’illusione vana che i dati dei trasferimenti bancari gettino una qualche luce sulle cifre reali.

7) A complicare il guazzabuglio, quando si confrontano i dati delle partite correnti con quelli delle transazioni finanziarie che ne dovrebbero essere il corrispettivo contabile c’è sempre una discrepanza detta “Errori ed Omissioni”. Prendiamo il Supplemento al Bollettino Statistico del 22 ottobre 2013, della Banca d’Italia, Tavola A pagina 5. Nei dodici mesi fino ad Agosto 2012 il deficit di partite correnti ammontava a 19,4 miliardi di euro (per inciso, il saldo dei beni era in attivo per 7,8 miliardi). Gli “Errori ed Omissioni” ammontavano a quasi 30 miliardi, cioè una distorsione superiore al deficit registrato. Questo è un fenomeno abbastanza comune in quasi tutti i paesi del mondo.

Allora perché si imbastisce periodicamente questa farneticazione? Per la facilità con cui fa presa sulle menti labili: sotto la patina di rispettabilità, aggrega gli argomenti che solleticano il ventre sempre gravido del populismo straccione: razzismo, complotto internazionale, tribalismo, forze oscure, La Vittoria Negata, la Perfida Culona e così via.

La novità è che stavolta l’oscenità proviene direttamente dai piani alti della Commissione Europea. Allora prendiamo in parola (anzi in raglio) i coltivatori di rape barrose. Che abbiano la coerenza di immergersi nella melma che esonda dai loro ragionamenti, osino vaneggiare pubblicamente (come Tremonti) di dazi doganali. Tipo quelli che negli anni Trenta, insieme all’iperinflazione, fornirono ad Hitler il propellente per salire al potere e che l’Unione Europea era nata per sradicare una volta per tutte.

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