Economia Occulta

Jp Morgan, onori a Buckingham Palace. Così la finanza dimentica la crisi

L’ostentazione della ricchezza è lo sport preferito dalla classe dei super-ricchi e privilegiati del villaggio globale, quella piccolissima percentuale della popolazione mondiale che vede la sua posizione di vantaggio rispetto a quella di tutti gli altri legittimata dal vecchio idolo: il denaro.

Giambattista Vico non si meraviglierebbe di questo fenomeno, tutto è già successo nel passato, fa parte della ruota della storia; quello che però Vico non poteva prevedere  è l’acuirsi delle diseguaglianze nelle moderne democrazie a seguito della schizofrenia del sistema politico sociale definito democrazia. Schizofrenia perché la democrazia dovrebbe essere il governo della maggioranza ed invece è degenerata nella gestione della cosa pubblica e della vita delle masse da parte delle élite, ma nessuno si ribella né viene punito per le ingiustizie commesse o perpetuate.

L’ultimo esempio di questo disturbo mentale ci arriva dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, baluardi del potere del Parlamento, il primo, e della democrazia, il secondo. Il 30 ottobre la JpMorgan, ai tempi ancora sotto inchiesta per aver frodato milioni di onesti risparmiatori americani con i mutui subprime, ha organizzato un evento memorabile a Buckingham Palace, avete letto bene, Buckingham Palace, meglio noto come la residenza della Regina d’Inghilterra.

Alla cena hanno partecipato 100 rappresentanti del mondo degli affari e della politica mondiale. C’era Tony Blair, che presiede il Consiglio dei consulenti della JpMorgan (il cui governo ha fabbricato prove false per giustificare l’invasione dell’Iraq), Ratan Tata, l’industriale indiano che ha acquistato grossi pacchetti immobiliari a Londra e così via. I fortunati invitati si sono goduti uno spettacolo privato organizzato dalla Royal Philarmonica Orchestra e dal Royal Ballet, proprio come ai tempi di Enrico VIII, musica, balletti, cibi prelibati e vini d’annata. La Regina non era presente, ma  a fare gli onori di casa c’era suo figlio Prince Andrew. Nessuno sa quanto ha pagato la JpMorgan, né a chi ha pagato, ma sicuramente non è si è trattato di un evento di beneficenza.

Poche settimane dopo la JpMorgan patteggiava con il governo e le autorità monetarie americane la questione dei mutui subprime ed accettava di pagare subito 4 miliardi di dollari (su un totale di circa 13 miliardi) agli sfortunati mortali rimasti impigliati nel suo grande imbroglio immobiliare.

Dei 4 miliardi di dollari, circa 1,5 andrà a pagare la differenza tra il valore attuale e quello passato delle abitazioni mutuate; 500 milioni andranno a ristrutturare i pagamenti mensili, e cioè li ridurranno. Gli altri 2 miliardi di dollari serviranno a compensare chi vive nelle aree più colpite dalla bolla immobiliare ed a demolire le case abbandonate. I poveretti che le hanno lasciate perché non potevano più pagarle rimarranno a bocca asciutta. Ma lo scopo della ristrutturazione non è aiutare i mutuatati ma le banche che hanno in portafoglio beni tossici. La JpMorgan, infatti, pagherà queste ultime.

La settimana prossima si saprà come verranno allocati i rimanenti 9 miliardi di dollari e per questo gigante della finanza mondiale la tragedia dei mutui spazzatura si chiuderà definitivamente ad un prezzo accettabile. Nessuno finirà in carcere per aver distrutto famiglie intere o per aver causato una crisi epocale di cui ancora oggi ne soffriamo le conseguenze, i signori dell’alta finanza sono come i politici, al disopra della legge, una caratteristica delle oligarchie e dei regimi assolutistici ed oscurantisti di un passato che la democrazia dovrebbe aver definitivamente cancellato. Ma non è così ed il fatto che la JpMorgan sia benvenuta dietro pagamento nelle sale della monarchia britannica ce lo conferma.

La logica è semplice: nel villaggio globale dove si adora l’idolo denaro la democrazia è uno strumento di potere nelle mani di chi lo possiede, con il denaro si compra tutto: dall’ospitalità della monarchia fino al silenzio dei senza tetto.

Come si esce da questo pantano? Certamente non con la guerra tra i poveri, di tutti i tipi, inclusa quella tra economisti veri e falsi, ma con la consapevolezza e l’esempio. Battaglie contro un nemico infinitamente più potente non si vincono con le armi né con le rivoluzioni e tantomeno con i trattati d’economia, ma con la superiorità etica e morale. Gandhi, in fondo, ha preso esempio da San Francesco, oggi il villaggio globale un nuovo Francesco ce l’ha e sembra proprio intenzionato ad emulare le gesta di chi lo ha preceduto nella difesa dei diritti della collettività. Ma come tutti i grandi della storia ha bisogno del nostro aiuto.