Giornata ad alta tensione a Montecitorio, dove è andata in scena la protesta dei manifestanti pro Stamina, il metodo di cura basato sull’utilizzo di cellule staminali. Alle rivendicazioni degli attivisti, che chiedono un decreto d’urgenza per l’applicazione del protocollo Stamina, risponde da Trieste il ministro della Salute. Beatrice Lorenzin chiede a Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation, di “rendere pubblico” il suo metodo di cura a base di cellule staminali “per un atto di chiarezza”. “Noi non dobbiamo fare marketing su questa vicenda, ma fare chiarezza scientifica, dare risposte a persone che stanno male”. Ed erano state proprio queste persone, poche ore prima, a dare l’assalto a Montecitorio: circa un centinaio di persone avevano forzato il cordone della polizia schierato lungo la piazza per cercare di entrare alla Camera dall’ingresso principale. I dimostranti erano stati invitati a partecipare a un incontro a Palazzo Chigi, ma gli attivisti si erano rifiutati di partecipare senza la presenza di Davide Vannoni. In precedenza, dopo avere bloccato il traffico, i manifestanti si erano radunati davanti alla sede della Presidenza del Consiglio, dove i fratelli Sandro e Marco Biviano, malati e da mesi in presidio permanente a Piazza Montecitorio avevano dato inizio a una protesta choc: si erano prelevati il sangue con delle flebo e l’avevano gettato sulle foto di Enrico Letta, Giorgio Napolitano e Beatrice Lorenzin. La sperimentazione del metodo Stamina era stata bloccata dal ministero della Salute il 10 ottobre scorso.
La lunga giornata della protesta pro Stamina era cominciata di prima mattina, quando centinaia di manifestanti avevano dato il via al sit-in davanti a Montecitorio, bloccando il traffico su via del Corso in direzione di piazza Venezia e di piazza del Popolo. A decine si erano sdraiati per terra, in vari punti di via del Corso, in modo da paralizzare la circolazione anche nelle strade limitrofe (piazza San Silvestro, via del Tritone, largo Chigi). Tanti gli striscioni dei manifestanti, tra cui spiccavano alcuni messaggi: “Il corpo è mio, la malattia ce l’ho io voglio decidere io come curarmi: sì a Stamina”, e “Lo Stato ci sta uccidendo non lasciateci morire nell’indifferenza! Pretendiamo Stamina”. I manifestanti indossavano t-shirt con la scritta “Non ho più voglia di morire” e “Curarmi non è un reato”. E ancora: “Lasciateci curare, i bambini non si toccano”.
La tensione era salita nel momento in cui i fratelli Biviano si erano prelevati il sangue e l’avevano gettato sulle foto dei politici. Negli stessi istanti, era circolata la voce che i manifestanti in piazza Venezia fossero stati attaccati dalle forze dell’ordine. “Ci giunge notizia che la polizia sta caricando i malati e i manifestanti che stanno bloccando via del Corso”, aveva detto Valerio Arena, uno degli organizzatori del presidio davanti a Montecitorio. Ma pochi minuti dopo era arrivata la smentita. “Non abbiamo subito nessuna carica da parte della Polizia qui a Piazza Venezia”, aveva riferito un manifestante sul posto. “C’è solo stato un momento di tensione quando un poliziotto ha strappato di mano a uno di noi uno striscione”.
Infine, la risposta del governo. Il ministro della Salute aveva deciso di ricevere una delegazione di manifestanti a Palazzo Chigi. Insieme agli attivisti, Beatrice Lorenzin aveva invitato il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Luca Pani, il direttore del Centro Nazionale Trapianti Alessandro Nanni Costa e il direttore generale dei dispositivi medici del Ministero della salute Marcella Marletta. I dimostranti, da parte loro, avevano sciolto il presidio in piazza Venezia: i partecipanti avevano raggiunto i compagni davanti a Palazzo Chigi. Ma poi gli stessi malati avevano fatto sapere di non volere incontrare il ministro senza la presenza del presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni, che non era stato ammesso all’incontro.
A quel punto, era scattato il blitz. I manifestanti erano arrivati praticamente a ridosso dell’ingresso di Montecitorio e i commessi avevano dovuto chiudere il portone principale: armati di fischietti e striscioni, graidavano ripetutamente “vergogna” all’indirizzo dei parlamentari. Molti attivisti avevano superato la cancellata e stavano tentando di entrare alla Camera, inclusi i fratelli Biviano in carrozzella. Un cordone di agenti di polizia li aveva poi intercettati e allontanati. Intanto, una ragazza era stata colta da un malore: la giovane era stata soccorsa dagli operatori del 118 e trasportata in ospedale a bordo di un’ambulanza. Una volta concluso l’assalto a Montecitorio, i manifestanti erano stati convocati in prefettura insieme a Davide Vannoni. “Il prefetto si è impegnato a richiamarmi questa sera e ha detto che porterà le nostre istanze a palazzo Chigi direttamente, e che avremmo avuto una risposta”, aveva spiegato il presidente di Stamina Foundation al termine dell’incontro.