Non è facile riassumere in poche righe le diverse attività di Francesco Campione, tuttavia è possibile, senza timore alcuno, definirlo un pioniere della tanatologia. L’abbiamo incontrato.

prof-campione-tanatologoProfessor Campione, ci indichi i punti fondamentali del “Manifesto della Tanatologia”

La Tanatologia è in realtà una delle discipline più antiche dello scibile umano: da sempre infatti l’uomo si interroga sulla morte e cerca di opporsi al suo pungiglione e alla sua tragedia, con le risorse della cultura umana. Ho distinto due “momenti” della Tanatologia: il primo, inteso come una disciplina ubiquitaria, che trova riscontro in tutte le espressioni umane (dalla letteratura alla musica, dall’arte al lavoro, etc.), il secondo, è il risultato del tentativo di applicare allo studio della morte i metodi delle scienze (sperimentali e umane), con l’esigenza di “conoscere” il morire – inteso come l’ultima parte della vita – tentando di riuscire a dargli una buona qualità, e di intuire il dopo morte, aiutando chi resta a superare il lutto.

Lei è co-fondatore dell’associazione internazionale IATS. Di che si tratta?

È un’associazione internazionale fondata in Messico da me e da Alfonso Reyes Zubiria per promuovere la Tanatologia in collaborazione tra Europa e  America Latina. Il Congresso sulla “Buona Morte”, organizzato in Italia nel 2005 dalla IATS (International Association of Thanatology and Suicidology), ha rappresentato un momento di crescita importante per la Tanatologia italiana e la sua ”internazionalizzazione”. Purtroppo l’intervenuta crisi economica non ha consentito di  ripetere questa importante esperienza di incontro tra tutti coloro, che si occupano, a vario titolo, di Tanatologia nel nostro paese.

Il suo lavoro a Bologna è molto importante. Come è nato l’Istituto di Tanatologia e Medicina Psicologica?

Tornavo da uno dei miei numerosi viaggi di studio in Messico per la IATS, sarà stato il 1995, e pensavo alle differenze che esistono in campo tanatologico tra il Messico e l’Italia: in Messico la morte era ed è, un qualcosa di familiare, in Italia, quando si parla di morte, le persone “toccano ancora ferro”; in Messico, erano riconosciuti i percorsi di laurea in Tanatologia e la professione di Tanatologo, in Italia si cominciava appena a parlare di Cure palliative, di assistenza ai malati terminali ed alle famiglie in lutto. Così ho fondato l’Istituto di Tanatologia, a cui ho aggiunto ”Medicina psicologica”, perché è palese che la Medicina non psicologica (cioè ignara dell’influenza dei fattori soggettivi nei processi di cura) sia uno degli ostacoli principali agli studi sulla morte e sul morire.

“Rivivere” è il nome dell’ associazione – senza scopo di lucro – fondata nel 1997 e da lei diretta; qual è l’obiettivo fondamentale?

Rivivere è un’associazione culturale con due ragioni sociali, che ne identificano le finalità: promuovere l’aiuto a chi ha subito un qualsiasi “colpo mortale” (alla stregua di una crisi globale che colpisce l’individuo o il gruppo familiare cui appartiene) e deve rivivere; intervenire per l’umanizzazione della Medicina, senza la quale ogni intervento di aiuto può risultare vano o, dal punto di vista meramente tecnico, addirittura insufficiente o peggio.

Il 20 dicembre 2013 scade il bando per partecipare al Master universitario di II livello “Cure palliative e terapia del dolore per psicologi”, di cui lei è ideatore/fondatore, presso l’Università di Bologna. Ci parli di tale opportunità per i professionisti dei servizi.

Il Master, in collaborazione con l’Università e ASMEPA (Accademia delle Scienze di Medicina Palliativa, l’Istituzione ad Hoc della Fondazione Isabella Seragnoli), è stato istituito specificamente per formare le persone che operano nel delicato campo delle Cure Palliative, che assistono coloro che soffrono perché malati o morenti. Per gli psicologi può costituire un’occasione unica per dare una precisa e sistematica fisonomia al loro ruolo, uscendo dalle improvvisazioni e dagli eclettismi non sempre innocui che hanno caratterizzato le fasi pionieristiche della formazione degli operatori delle Cure palliative. Il Master, che è in fase di realizzazione, trova riconoscimento nella Legge n. 38 del 15 marzo 2010 (Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore). Il metodo utilizzato è quello del lavoro seminariale (e spesso residenziale) e per ogni disciplina verterà sul confronto tra le tre dimensioni fondamentali della formazione in questo ambito: sapere specialistico, sapere psicologico e dimensione etica.

Sono molte le perdite a cui siamo sottoposti nel quotidiano, a maggior ragione, in un periodo di crisi economica come quello che stiamo attraversando. A partire dal 9 ottobre, dalle ore 13 alle 14, ha iniziato una nuova avventura in collaborazione con Radio Città Fujico.

Mi propongo soprattutto di parlare con tutti coloro che soffrono, per andare “oltre la crisi”(è questo il titolo della trasmissione). Penso soprattutto ai disoccupati e agli inoccupati (l’Associazione Rivivere ha organizzato il Servizio Primomaggio per aiutare psicologicamente e umanamente coloro che hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo). Mi fa piacere ricordare che un volume, contenente la nostra casistica, sarà pubblicato da Edizioni Paoline nel prossimo marzo 2014.

C’è un libro in particolare, tra i numerosi che ha scritto, che vorrebbe consigliare a chi si avvicina ad esplorare tale aspetto imprescindibile della vita?

Sarei contento se si leggesse il mio libro più difficile (Perpatire, Saggi sull’altruismo, Armando Roma) perché tenta di illustrare l’impostazione filosofica ed etica del mio lavoro.

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