La testimonianza della manager della società del gruppo di Frank Agrama, è stata esibita dal Cavaliere per dimostrare la sua innocenza. Ma la donna mente: già nel 2005 fece ricorso contro una rogatoria, già nel 2005 fece ricorso contro una rogatoria
Aveva annunciato che avrebbe portato prove schiaccianti della sua innocenza, capaci d’incenerire la sentenza definitiva di condanna per frode fiscale al processo Mediaset-diritti tv. Invece, ieri, un Berlusconi disperato ha estratto dal cilindro un “affidavit”, cioè una dichiarazione giurata che ricorda quelle esibite, tanti anni fa e inutilmente, da un Michele Sindona a fine corsa.
Alla conferenza stampa affollata di giornalisti in attesa della prova ammazza-sentenza, ha letto la testimonianza della signora Dominique Appleby che non ribalta proprio nulla, anzi è già stata smentita dai documenti processuali. Eppure ora il leader di Forza Italia chiede che, grazie alle nuove prove, si apra a Brescia un nuovo processo, quello di revisione, che possa annullare la sentenza di condanna a 4 anni di carcere (di cui 3 indultati) e a 1 anno d’interdizione dai pubblici uffici. Dominique Appleby è una manager delle società del gruppo di Frank Agrama, il produttore condannato al processo Mediaset come socio occulto di B. Nella sua dichiarazione giurata, racconta di essere stata interrogata dal fisco americano “a febbraio, aprile e giugno 2013” e di avere solo allora appreso (poiché evidentemente non segue le questioni italiane e neppure la stampa internazionale) di un processo in Italia a carico di Berlusconi e del suo capo Agrama. “Ho espresso il mio choc per l’incriminazione di mister B”, scrive nell’affidavit. Ed espone la sua versione dei fatti: “Io lavoravo nello stesso ufficio di Agrama e ho assistito a conversazioni con Gordon e Lorenzano”. Bruce Gordon è il gran capo della Paramount, Daniele Lorenzano è un manager di Berlusconi, con lui imputato e condannato. “Questa era la procedura”, scrive Appleby, “Gordon per conto di Paramount vendeva a società di Agrama a prezzi inferiori rispetto a quelli che venivano passati a Mediaset. Lorenzano diceva in Paramount che Agrama rappresentava Mediaset e Gordon lo confermava. Così le persone di Paramount pensavano che Agrama rappresentasse Mediaset e le persone di Mediaset che Agrama rappresentasse Paramount”.
Dunque, secondo questa testimonianza, è solo una questione di “creste”: i truffatori sarebbero stati Agrama, Brown e Lorenzano, che gonfiavano i prezzi all’insaputa del povero Berlusconi. Niente di nuovo. Intanto la signora Appleby,che dice di aver saputo dell’indagine solo cinque mesi fa, in realtà mente, perché già nel 2005 aveva fatto ricorso contro una rogatoria in Svizzera dei pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro su un conto indagato per l’inchiesta Mediatrade. Il suo nome (Dominique O’Reilly-Attleby) compare poi anche in una relazione della Kpmg (perito per conto della procura di Milano) da cui risulta lei stessa intestataria di soldi di Agrama: 4 milioni di dollari. Già dalle carte del processo definito il 1° agosto in Cassazione emerge che Lorenzano era stato redarguito dal suo capo di allora dentro Fininvest, Carlo Bernasconi, per aver fatto la “cresta” su un cliente. La ruberia privata non esclude però che Lorenzano fosse parte integrante, secondo i giudici del processo, del sistema orchestrato da Berlusconi per gonfiare i costi della compravendita dei diritti tv, al fine di accantonare fondi neri all’estero. La signora Appleby sostiene anche non le risulta alcuna conoscenza tra Agrama e Berlusconi né “alcun contratto” fra loro: “Sivio Berlusconi non ha mai ricevuto nessun pagamento da Agrama, Gordon o Lorenzano, né da qualsiasi altra persona loro connessa. Berlusconi non ha mai partecipato allo schema da loro ideato per spartirsi i profitti”.
Scrivono invece i giudici del Tribunale di Milano, poi confermati anche da quelli d’Appello e Cassazione: “Vari testi hanno riferito che Agrama quando veniva in Italia si recava sistematicamente ad Arcore o comunque incontrava B. Non è dunque verosimile che qualche dirigente di Fininvest/Mediaset abbia organizzato un sistema come quello accertato e, soprattutto, che la società abbia subito per vent’anni truffe per milioni di euro senza accorgersene”.
Ancora la manager americana: “Era perfettamente chiaro dalle loro parole e dalle loro azioni che né Agrama né Gordon avessero conoscenza con B”. Invece per Gordon, si legge negli atti processuali, Agrama e Berlusconi sono “sovrapponibili”. Della condanna di Berlusconi, che ha fatto il giro del mondo, la signora Appleby ha saputo – dice – solo a ottobre, con il risultato di essere di nuovo “scioccata”. Le sue parole e quelle di altri “12 testimoni” annunciati da Berlusconi sono dunque l’arma segreta per ottenere la revisione del processo, o almeno il blocco della decadenza da senatore. Due partite difficili da vincere, però, specie se giocate con carte truccate.
da il Fatto Quotidiano di martedì 26 novembre 2013