Commozione, emozione, rabbia. Sono questi i sentimenti provati alla Camera nel celebrare la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dando voce ai monologhi di “Ferite a morte”, la Spoon river del femminicidio scritta da Serena Dandini. Ero tra le parlamentari che assieme alle attrici si sono alternate nella lettura di storie vere di donne uccise dai loro amanti, compagni, mariti, da “quel mostro che è in casa” e che non viene riconosciuto come tale.

Insieme dagli schieramenti politici più diversi, così come era avvenuto in occasione dell’approvazione della Convenzione di Istanbul, a gridare compatte e unite il nostro “no” al femminicidio, il nostro “no” alla violenza contro le donne.

La storia che ho letto racconta di Maggie Holmes, una ragazza di sedici anni che corre libera e felice con le sue fantastiche scarpe K2 in Central Park a New York in una gelida mattinata di febbraio. Una giornata perfetta, fino a quando qualcuno sbuca da un cespuglio, l’aggredisce e le spacca la testa con una pietra.

E’ una delle tante storie di femminicidio che abbiamo cercato di raccontare noi parlamentari con la nostra inesperienza da attrici, affiancate da attrici vere che ci hanno aiutato, sostenuto e dato fiducia.

Ma non eravamo noi le protagoniste, bensì quelle donne massacrate da qualcuno che diceva di amarle. Uccise per gelosia, per denaro, per senso di inferiorità, perché avevano osato ribellarsi, dire basta, denunciare, andare via. Uccise perché donne.

Abbiamo dato loro la nostra voce perché la loro è stata messa a tacere per sempre e perché quando si era levata per chiedere aiuto non ha trovato nessuno ad ascoltarle a prenderle sul serio. Tutto questo non deve accadere mai più.

L’approvazione della legge contro il femminicidio, le campagne di informazione e l’attenzione del mondo politico e dei media al tema della violenza sulle donne sono degli importanti passi avanti, ma bisogna fare di più, andare oltre.

Il 25 novembre deve rappresentare un impegno e un monito per tutti: per il governo che deve prevedere maggiori stanziamenti per la prevenzione e per i centri antiviolenza; per noi politici e politiche che non dobbiamo ora che è fatta la legge abbassare la guardia, per i giudici che devono applicarla; per le forze dell’ordine che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella protezione; per le insegnanti e gli insegnanti  a cui spetta il compito di educare le nuove generazioni al rispetto, per le donne che devono sapere che non sono più sole e che ribellarsi è possibile; e soprattutto per gli uomini perché prendano le distanze dal ‘machismo criminal’ e si schierino affianco alle donne quotidianamente per fermare la mattanza.

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