La proposta del sindaco Fabrizio Matteucci sta facendo discutere. Dopo l'annuncio di voler cancellare la tassa Tares (rifiuti), la novità sull'imposta che riguarda la restituzione parziale dell'imposta pagata nel 2012 anche sulle case date in comodato ai figli. Critica l'opposizione: "Idea non sostenibile"
“Restituire l’Imu è possibile e lo faremo”. È nella ‘rossa’ Ravenna che continua a far discutere la nuova linea del sindaco Fabrizio Matteucci, che da qualche mese a questa parte ha dichiarato l’impegno a far pagare meno tasse ai suoi contribuenti. Dopo aver annunciato di voler cancellare la Tares (rifiuti) e tagliare l’addizionale Irpef, è la novità sull’Imu che presenta ora ai cittadini e imprese nella città dei mosaici. Grazie ad un indebitamento di bilancio che continua a calare dopo gli esercizi più disinvolti del passato, con l’obiettivo quest’anno di scendere a 53 milioni di euro contro 61 solo nel 2012, Matteucci e la sua giunta provano ad andare incontro nei fatti alle annose richieste di categorie e sindacati. Questo senza particolari ansie elettorali, dato che il sindaco Pd si trova ormai a due anni dalla fine del suo secondo e ultimo mandato.
Il primo cittadino e il suo assessore al Bilancio Valentina Morigi (Sel), incoraggiati dalla maggioranza a partire dal neo segretario provinciale del Pd Michele De Pascale, si stanno concentrando in particolare sull’Imu pagata da chi ha dato la casa in comodato ai figli. Se nel 2012 il governo Monti equiparava questi immobili alle seconde case, nel 2013 “il governo Letta- chiarisce Matteucci- ha messo una toppa peggiore del buco: i Comuni le possono equiparare alle prime case, ma siccome l’Imu prima casa è abolita e il governo ha assicurato la copertura finanziaria ai Comuni per i mancati introiti, se i Comuni decidono di non fare pagare l’Imu anche alle abitazioni in comodato il Governo non dà copertura e sono cavoli dei Comuni”.
Saranno “cavoli amari” anche per il Comune di Ravenna, che si ritroverà cinque milioni di euro di mancate entrate- con il rischio della chiusura degli asili nido mai troppo lontano. Così, la giunta ha cercato di muoversi per tempo: già in aprile, all’approvazione del bilancio 2013, era stato previsto un fondo di restituzione dell’Imu. Da lì si è arrivati al chiodo fisso di questi giorni, appunto una parziale restituzione dell’Imu pagata nel 2013 anche sulle case date in comodato ai figli.
Ecco la ratio del sindaco: “La scarsità delle risorse e i principi di equità ci suggeriscono di usare come principali criteri per questa restituzione, da un lato il reddito e dall’altro le rendite catastali. Vogliamo fare uno sconto agli operai, ai braccianti, ai piccoli imprenditori, oggi per la maggior parte pensionati che, soprattutto nel forese, hanno realizzato questo sogno- sottolinea Matteucci- con i sacrifici di una vita”. Prima dell’Imu c’era stato l’annuncio sull’odiata addizionale Irpef che, ha promesso il primo cittadino, verrà progressivamente ridotta a partire dal 2014. Se quasi tutti i Comuni italiani applicano l’addizionale massima dello 0,8, a Ravenna è già allo 0,6 e verrà ulteriormente ridotta: “Di pochi euro, perché diversamente ci saltano gli equilibri di bilancio e con essi la possibilità di assicurare i servizi ai cittadini”, mette le mani avanti il sindaco applaudito per l’annuncio, oltre che da De Pascale, dalla Cgil.
Completano il quadro le nuove misure sul fronte rifiuti, in realtà le più complesse al momento visti i dubbi, già inoltrati a Palazzo Merlato, del gestore Hera e di Atersir (l’ente regionale che ha sostituito le agenzie d’ambito Ato). Le trattative in questo caso sono partite già a fine ottobre. Visto che l’articolo 5 del dl 102/2013 (il decreto sull’Imu) dopo la conversione in legge consente ai Comuni per il 2013, in alternativa alla Tares, la facoltà di mantenere il regime di prelievo sui rifiuti del 2012, il Comune si Ravenna ha deciso di mantenere la Tia convinto così di poter far risparmiare le imprese e (un po’) i cittadini- anche tenuto conto che la Tares è destinata a morire dal 2014.
Ad inizio novembre, e soprattutto dopo che Matteucci si era già mosso per tornare alla tariffa Tia al posto del tributo Tares, era arrivata la doccia gelata tramite una ‘clausola’ non presente nel decreto: “Arriverà- riportava in quei giorni la stampa specializzata- l’emanazione di una risoluzione del ministero dell’Economia e Finanze secondo la quale la facoltà di mantenere il regime di prelievo rifiuti del 2012 anche per il 2013 sarà consentita ai soli Comuni che non hanno ancora approvato il bilancio di previsione 2013″, quindi non Ravenna. Matteucci si era quindi precipitato a Roma per parlarne direttamente col premier Enrico Letta, dopo aver avvisato il presidente Anci Piero Fassino, e chiedere di procedere verso la Tia.
Così, il Consiglio comunale di Ravenna ha deliberato la settimana scorsa il provvedimento per evitare rincari fino al 50% per le imprese: ad esempio, con la Tia al posto della Tares in città si prevedono risparmi per i negozi di abbigliamento al 23%, per i bar al 53%, per le aziende metalmeccaniche al 24%, per le officine al 54%. Se le associazioni di categoria già incassano, va registrata sul punto la posizione di Hera e di Atersir, poco favorevoli alla sortita ravennate (anche se sul territorio la tariffa a fascia unica agevola il passaggio alla Tia2): a livello statale resta infatti una certa incertezza sull’effettività legittimità del ritorno a tariffa, mentre Hera valuta come chiedere conto alle casse pubbliche degli insoluti di cui si faceva carico con la Tares. La sostanza non cambierà: il “Matteucci anti-tasse” a questo punto dovrà tirare dritto.