Le donne di San Luca si sono incatenate dentro il duomo di Reggio Calabria. I familiari degli imputati della strage di Duisburg protestano contro i giudici che hanno condannato all’ergastolo Giovanni Strangio, il presunto killer che la notte di ferragosto del 2007 nella città tedesca, assieme a Giuseppe Nirta, avrebbe ucciso sei persone ritenute vicine alla cosca Pelle-Vottari. Una mattanza attraverso cui la ‘ndrangheta ha esportato la faida di San Luca in Germania. “Non ci sono prove” dicono le sorelle e le madri dei due imputati che hanno lanciato un appello al ministro della Giustizia. Tornate a casa, le donne di San Luca spiegano davanti alle telecamere il perché si sono incatenate proprio in chiesa. E intanto il procuratore di Reggio, Federico Cafiero De Raho, commenta: “Sono manifestazioni che destano incredulità e che, altrove, si utilizzano per difendere diritti primari come il lavoro. Incatenarsi significa attribuire valenza alla possibilità di reagire contro la giustizia. In questo territorio c’è il sovvertimento più totale del modo ordinario di applicare i principi della legalità” di Lucio Musolino
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione