Una clinica per il test dell’Hiv all’interno di una chiesa. Accade a Londra, nel quartiere di Walthamstow, dove la Living flames baptist church ha avviato – primo caso nel Regno Unito – un centro di diagnosi supportato dalla comunità di religiosi e dalla fondazione Action Plus, che nella capitale britannica e dintorni lotta contro le infezioni da Hiv e contro l’Aids. Il reverendo Fred Annin, fondatore della fondazione, presentando la clinica che è stata aperta lo scorso fine settimana, ha commentato: “La Bibbia non dice che chi è infetto o malato debba essere trattato come un appestato e come un peccatore. Non dovrebbe essere un tabù parlarne nelle chiese, del resto siamo di fronte a una condizione medica e a persone che hanno bisogno di farmaci. Le preghiere, chiaramente, non possono ridarci la salute, soprattutto quando si rifiuta di prendere le medicine”.

La nuova clinica è rivolta soprattutto alla popolazione nera britannica e agli africani di recente immigrazione, gruppo per il quale le infezioni sono statisticamente trenta volte superiori rispetto all’incidenza fra il resto della popolazione. Così, nella settimana britannica dedicata ai test contro l’Hiv, in vista della giornata mondiale contro l’Aids il 1 dicembre, anche la chiesa battista si mobilita, così come viene in Paesi africani come il Ghana, e cerca di trovare una soluzione a un problema per nulla accantonato negli ultimi anni.

Del resto, le infezioni in certe fasce della popolazione non accennano a diminuire. L’anno scorso, nel Regno Unito, 3250 uomini gay hanno scoperto di avere l’Hiv nel sangue. Fra gli eterosessuali, allo stesso modo, il numero, anche se in calo, rimane alto. Sempre nel 2012 a 2880 uomini e donne eterosessuali è stata diagnosticana l’infezione. Fra la popolazione omosessuale, in particolare, si tratta del numero di infezioni più alto in assoluto da quando si è iniziato a tenere la triste conta. Esistono indicazioni del fatto che sia aumentato il numero di persone che effettuano il test, quindi si riduce il numero dei casi non diagnosticati, eppure l’ente governativo Public Health England stima che comunque, nel 2012, circa 2400 omosessuali maschi abbiano contratto il virus, un numero che non è praticamente diminuito negli ultimi dieci anni. Esistono anche stime dei casi non noti fra la popolazione gay, si parla di un numero fra 8mila e 10mila, tutte persone che non hanno pensato di effettuare il test, o si sono sempre rifiutate, con grandi rischi per la propria e altrui salute e con il rischio di un decorso verso l’Aids conclamato più veloce, in assenza di cure.

A Londra città, inoltre, per quanto riguarda la popolazione omosessuale, sono riscontrabili almeno due terzi dei casi del totale del Regno Unito, un fatto che rende le infezioni da Hiv un fenomeno prevalentemente metropolitano. Ma anche un fenomeno legato a condizioni di vita più disagiate, visto che la gran parte dei casi viene riscontrata fra persone che vivono in quartieri poveri (definiti tali in base a diversi parametri su reddito medio, prezzo delle case e istruzione). Diversa la situazione fra gli eterosessuali, per un numero di infezioni in diminuzione. Se dieci anni fa si registravano almeno 4900 casi all’anno, ora il numero è sceso, nel 2012, a 2880. Prevalgono le donne, sei su dieci, e prevalgono soprattutto le persone nella fascia di età fra 30 e 40 anni. Circa la metà delle infezioni fra eterosessuali, inoltre, è stata diagnosticata in persone di origine africana. Sempre altre stime di Public Health England parlano di un ulteriore 30% di casi non conosciuti. Circa mille uomini e donne eterosessuali e di origine africana ogni anno, nel Regno Unito, entrano in contatto con il virus dell’Hiv.

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