Qualche migliaio di elettori si è dato appuntamento sotto Palazzo Grazioli, la residenza romana di Silvio Berlusconi, per manifestare contro la decadenza da senatore del Cavaliere. Il leader di Forza Italia ha parlato al suo popolo per circa mezz’ora, ribadendo le ingiustizie di cui sarebbe vittima, puntando ancora una volta il dito contro la sinistra e la magistratura. “Una giornata triste anche dal punto di vista personale”, commenta Stefania Craxi, che spera di non dover assistere a lanci di monetine, “come avvenne vent’anni fa per mio padre”. Rincara la dose Giancarlo Galan, che si dice “incazzato”. E se la prende soprattutto con i “traditori alfaniani”. E poi: “Chissenefrega di Alfano. Ci penseranno gli elettori a farlo fuori”. E alle elezioni pensa il sempre ottimista Renato Brunetta, che spiega: “Andremo subito al voto perché a volerlo siamo noi e sono d’accordo Grillo e Renzi”. Al termine del comizio, Berlusconi è subito partito per Arcore, trascinandosi dietro un cordone di macchine che ha lasciato Palazzo Grazioli proprio nei minuti in cui il Senato votava la sua decadenza. Alla spicciolata hanno invece lasciato la piazza Daniela Santanchè e Raffaele Fitto, che rilanciano contro i “colpevoli”. Prima di fondare un nuovo partito bisogna chiedere agli elettori, sennò è un tradimento”, spiega il capo dei lealisti. Mestamente se ne va anche il popolo di Silvio. “Hanno avuto tanto da lui”, spiega Rita, una elettrice di Cerveteri, “e a lui non hanno dato niente” di Franz Baraggino