25 Novembre: giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Leggo la storia drammatica e triste legata alla nascita di questa giornata istituita dalle Nazioni Unite. Leggo le varie iniziative a teatro, nei cinema, nei musei. Leggo le statistiche, la fredda contabilità. Leggo dei dibattiti. Leggo le opinioni, i pareri, le storie.    
In quasi tutti gli articoli, i servizi televisivi, i documentari, a un certo punto c’è una frase, che, banalmente sintetizzo: conoscere e riconoscere il problema per affrontarlo e risolverlo.    

Banalizzo di nuovo: dare uno schiaffo alla propria compagna, alla fidanzata, alla moglie non è normale. Non rientra nella quotidiana dialettica della vita coniugale.
Bisogna, laddove fosse necessario, cambiare modo di pensare.    

Viene in aiuto della mia mente semplice una psicologa, la quale – in un programma televisivo – dichiara che “la violenza domestica nasce, generalmente, in un contesto culturale povero”. Sto per spegnere il televisore quando capito su La7. A Piazzapulita, sta parlando Michaela Biancofiore. Deputata di Forza Italia, ex Sottosegretaria del Governo Letta, alla quale furono affidate le deleghe alle Pari Opportunità, durate due giorni dopo dichiarazioni tipo: «Non sono omofoba. Mi piacerebbe per una volta che anche le associazioni gay, invece di autoghettizzarsi e sprecare parole per offendere chi non conoscono, magari condannassero i tanti femminicidi delle ultime ore. Difendono solo il loro interesse di parte». Ex Sottosegretaria di Stato con delega alla Pubblica amministrazione e la semplificazione, sempre nel Governo Letta.    
“Semplificazione”. Perfetto, penso, è quello che cercavo.    

Tra le tante cose, la Biancofiore, dichiara candida: “Quando…e questo purtroppo lo ascrivo alla categoria femminile…quando vede uno ricco e potente ci si butta a pesce. E’ la verità drammatica”. Incalzata dal conduttore, concede: “Non tutte le donne, altrimenti mi ci dovrei annoverare anche io. Non facciamo bigottismo, è così”.    
Ho guardato il filmato, ripreso ovviamente il giorno dopo su tutti i siti di informazione, e sono arrivato alla conclusione che sì, va bene, la Biancofiore cercava di difendere Berlusconi, ma era estremamente sincera.  Non credo la sua volesse essere una provocazione. Non credo neanche si aspettasse (come non si aspettava nel caso delle dichiarazioni sui gay) le polemiche del giorno dopo. Certo, cerca di salvarsi in corner, ma ormai la frittata è fatta.    

Torniamo alla violenza sulle donne. Se tutti i mariti che conosco pensano sia normale dare ogni tanto un ceffone alla propria moglie, probabilmente
anche a me sembrerà meno grave averne dati un paio alla mia.    

E, probabilmente, le donne con cui è venuta in contatto la Biancofiore (“Non tutte le donne, per carità”, cit.) se vedono un uomo ricco e potente “ci si buttano a pesce”.    
In alcuni casi è proprio difficile, se non impossibile, cambiare modo di pensare.
A volte, invece, per cambiare modo di pensare, basterebbe cambiare amicizie.  

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