Condannato dalla Corte dei Conti per “omissioni di controllo sull’attività dei concessionari”, è stato scelto come Presidente sostituto per l’Osservatorio sulla dipendenza dall’azzardo. Ed è dirigente dell’agenzia delle Dogane e dei Monopoli. La parabola di Antonio Tagliaferri è una discesa che atterra sul morbido. La denuncia arriva dal Movimento 5 Stelle che a breve depositerà in Commissione congiunta Affari sociali e finanze una mozione per chiederne la sollevazione dall’incarico. La scoperta pochi giorni fa, durante la discussione del disegno di legge sulla ludopatia: “Chiediamo ai partiti”, ha spiegato il deputato Matteo Mantero, “di firmare la nostra richiesta per far sì che possa avvenire un cambiamento vero nella lotta al gioco d’azzardo. Per troppi anni la complicità tra mondo della politica e lobby del gioco hanno indebolito gli interventi: vogliamo fare piazza pulita di questi personaggi che sono ormai compromessi”. E aggiunge: “Per ora abbiamo trovato parere favorevole da parte degli altri parlamentari, ma la vera domanda è chi ha permesso che arrivasse a coprire nuovamente quella carica?”.
La critica mossa dal Movimento 5 Stelle è sulla carriera di Tagliaferri. L’episodio risale al febbraio 2012. La Corte dei conti condanna a pagare 2,5 miliardi complessivi i dieci concessionari delle slot machine e sanzioni per circa nove milioni di euro agli ex vertici dei Monopoli. L’accusa è legata ai ritardi con cui le entrate dei videogiochi sarebbero state collegate all’erario. Secondo la magistratura contabile, in base alle convenzioni sigliate fra i 10 concessionari di rete delle newslot – Lottomatica, Snai, Sisal, Cirsa, Codere, Cogetech, Gmatica, Gamenet, Bplus, Hbg – e i Monopoli di Stato, entro il 31 dicembre 2004 le ‘macchinette’ avrebbero dovuto essere collegate al sistema informatico dell’erario. Questo sarebbe invece avvenuto nel 2006 inoltrato. Oltre ai concessionari, condannati anche l’ex direttore generale dei Monopoli di Stato Giorgio Tino, 6 milioni, e il direttore dei giochi Antonio Tagliaferri, 2,5 milioni. Nel 2011, ricordano le due agenzie, il settore ha garantito – grazie a una rete di 360 mila slot e più di 39 mila Videolotteries – incassi per circa 45 miliardi sui 79,9 complessivi dell’intero mondo dei giochi made in Italy, con entrate erariali di circa 4 miliardi (56% della raccolta complessiva).
Ma non solo. “Nel 2010 Tagliaferri”, ha continuato Mantero, “si vantava della campagna ‘Giovani e gioco’ promossa dall’Aams nelle scuole. Un esempio drammatico di quella che è una propaganda sottile per incentivare al gioco. Per fare un esempio, ad un certo punto gli studenti dovevano fare un questionario e rispondere alle domande sulla loro attitudine all’azzardo: in pratica chi si diceva pronto a risparmiare veniva definito codardo”. Il disegno di legge intende cercare di intervenire nel difficile ambito della ludopatia: 1 milione gli italiani affetti da dipendenza dal gioco d’azzardo e circa 2 milioni quelli che potenzialmente potrebbero diventarlo. Il testo che la Commissione sta discutendo è un testo unico che deriva da cinque proposte di legge. “Ci sono alcuni punti”, ha concluso Mantero, “molto importanti. Ad esempio il divieto di pubblicità, il prelievo dell’1% del giocato per investirlo in iniziative di cura, le limitazioni dell’apertura di sale gioco vicino a luoghi sensibili. E naturalmente, il passaggio dell’Osservatorio sul gioco d’azzardo sotto il Ministero della salute. Con la rimozione di chi ha dimostrato che non ha intenzione di tutelare dal gioco d’azzardo i cittadini ma pensa solo ai suoi interessi”.