Barbara Berlusconi ha ottenuto la testa dell'ad e ora ha la strada spianata per gestire la società, che sarà rivoluzionata. L'ex antennista di B. pronto ad entrare in politica, dove in futuro potrebbe approdare la figlia del Cavaliere
Una questione di qualità, o una formalità. Adriano Galliani annuncia l’addio al Milan imputando alla nemica numero uno Barbara Berlusconi la mancanza di eleganza nel momento della sua esautorazione. Non è andata giù all’ex antennista brianzolo la durissima nota rilasciata all’Ansa il 3 novembre dalla figlia del padrone, che sanciva la decadenza del plenipotenziario rossonero dopo 27 anni e 28 trofei alla guida del Milan (tra cui 8 scudetti e 5 Champions League) e dove lo si accusava di una gestione personalistica del mercato (“i soldi sono stati spesi, ma male”) . L’aspetto formale invece è una liquidazione di 50 milioni circa (lordi) di cui Galliani ha ottenuto la certezza, sentendosi quindi libero di non dover aspettare il prossimo cda di aprile per vedere il suo contratto non rinnovato, ma piuttosto di lasciare subito, con la squadra precipitata nella zona retrocessione. La grande vendetta del Taillerand rossonero nei confronti della regina che l’ha esautorato, quella Barbara che dovrà ora assumersi la responsabilità di una stagione disastrosa.
Già nell’estate del 2012, appena un anno dopo l’ingresso di Barbara Berlusconi nell’organigramma rossonero, ilfattoquotidiano.it scrisse come Galliani fosse stato messo ai margini dalla figlia del padrone, che insieme al fido consigliere Antonio Marchese si stava impossessando del Milan. Una questione di eredità: con i figli della prima moglie Marina e Piersilvio saldi al timone di Mondadori e Mediaset, Veronica Lario – appena divorziata – ha preteso un posto in prima fila anche per la primogenita Barbara. E una questione di carattere: la figlia che più somiglia al padre, a parte le maliziose battute sul suo amore per i giovani calciatori, ambiva al posto che dà più visibilità sui media. E per questo, spiegano i bene informati, potrebbe usare il calcio come trampolino per la politica, esattamente come aveva fatto trent’anni prima suo padre. Da quell’estate del 2012 la situazione è precipitata, fino allo scontro finale combattuto sulle macerie di una squadra in totale disfacimento.
Cosa succederà ora al Milan è materia divinatoria. Detto che salterà anche il ds Ariedo Braida, storico braccio destro di Galliani, cui non sarà rinnovato il contratto in scadenza ad aprile, i nomi che si fanno sono sempre i soliti: dall’attuale dg romanista Claudio Fenucci, che potrebbe anche portare con sé Walter Sabatini come ds e uomo mercato, all’ex dg del Parma e attuale responsabile di Coni Servizi Michele Uva. Poi ci sono abboccamenti per i manager Giovanni Gardini, attualmente al Verona dopo una vita nel calcio tra Padova, Treviso, Lazio e Livorno, per il ds del Napoli Riccardo Bigon, e per Fabio Paratici, attuale secondo di Beppe Marotta alla Juventus e ottimo amico ed ex compagno di squadra di Pippo Inzaghi, il favorito per subentrare sulla panchina di Allegri. Molto probabile anche il ritorno di almeno uno dei vecchi campioni rossoneri esclusi dall’attuale gestione societaria: Demetrio Albertini, che vorrebbe però un ruolo operativo, e Paolo Maldini, cui sarebbe affidato un ruolo di ambasciatore e uomo immagine del nuovo corso milanista giovane e bello.
Quasi certo invece il futuro di Galliani in politica. Ottenuta la buonuscita milionaria grazie ai buoni uffici di Ennio Doris, il boss di Mediolanum, fidatissimo consigliere di Silvio Berlusconi e vecchio amico del padre di Galliani, l’ad rossonero ha potuto annunciare l’addio. Dopo la partita con l’Ajax (11 dicembre) che dovrebbe portare il passaggio del turno in Champions, o dopo il derby con l’Inter (22 dicembre) che dovrebbe immortalare il nuovo corso del calcio milanese con la presenza dei nuovi padroni Erick Thohir e Barbara Berlusconi. Il giorno dopo per Galliani si apriranno le porte della politica, un seggio blindato alle prossime elezioni europee primaverili con Forza Italia o, più probabilmente, un ruolo di coordinatore nel partito, dove il senatore decaduto delegherebbe completamente la gestione al compagno di mille battaglie. Uno scenario che rischia però di riproporre una nuovo scontro, se davvero Barbara ha pianificato l’occupazione del Milan come primo passo verso l’ingresso in politica, a gestire il suo partito di riferimento troverebbe ancora una volta il vecchio nemico di sempre.