I manifestanti, sgomberati dalla polizia, hanno protestato contro il blocco della fornitura di acqua, elettricità e gas agli utenti divenuti morosi per difficoltà economiche. Sotto accusa il processo di privatizzazione della multiutility "che ha portato a una gestione privatistica"
La multiutility Iren e il comune di Parma finiscono di nuovo nel mirino dell’Assemblea permanente No inceneritori e della Rete diritti in casa. Dopo il blitz e l’occupazione dell’impianto di Ugozzolo, venerdì mattina oltre cinquanta manifestanti hanno occupato gli uffici della società in strada Santa Margherita, dove ci sono gli sportelli al cittadino, per protestare contro il distacco delle utenze per morosità incolpevole. La protesta è cominciata alle 11 con un sit-in di fronte agli uffici, che poi sono stati occupati fino alle prime ore del pomeriggio. Quando alle 14 gli sportelli hanno chiuso, una trentina di manifestanti si è barricata dentro i locali, fino a quando non sono stati sgomberati a forza con l’intervento della polizia.
Secondo la denuncia delle associazioni, sono diverse centinaia in città e in provincia le persone che da un giorno all’altro, senza preavviso, rimangono senza luce, gas e acqua, con l’impossibilità di fare il bucato, lavarsi e perfino riscaldarsi, ora che la stagione è più rigida. E tutto questo perché a causa del momento di grave crisi, le persone non riescono più a pagare gli affitti, ma anche le bollette, e arrivare a fine mese per le famiglie numerose e in difficoltà economica è sempre più difficile. “Vogliamo protestare contro la gestione privatistica di Iren – spiega Daniele Caroli dell’Assemblea no inceneritori – e contro l’uso dei servizi che fornisce ai cittadini, che hanno tariffe insopportabili. Le morosità incolpevoli continuano ad aumentare, ma non siamo noi a dover pagare i profitti di un’azienda”.
I manifestanti, tra cui anche molte persone rimaste senza luce e senza gas, hanno chiesto l’apertura immediata di un piano di moratoria sui distacchi delle utenze che coinvolga comune e Iren, e l’istituzione di nuove forme di tutela che tengano conto anche del reddito e della composizione dei nuclei famigliari, come nuovi piani tariffari, tariffe sociali e sistemi etici di rateizzazione dei pagamenti. “Vogliamo che sia garantito il diritto di accesso ai servizi senza penalizzare i soggetti deboli”, hanno continuato i manifestanti, che hanno chiesto anche l’erogazione di un servizio minimo garantito di utenze a tutti, come 50 litri di acqua giornaliera ad abitante e 1 Kw di elettricità e gas in base alla metratura delle abitazioni, “per la salvaguardia della sussistenza e della dignità della persona”.
Il dito è puntato contro il processo di privatizzazione dei servizi che una volta erano pubblici, che a Parma si è tradotto nel passaggio dalla municipalizzata Amps ad Iren, quotata in Borsa: “Oggi Iren risponde solo alla logica del profitto – aggiunge Filippo Adorni, della Rete diritti in casa – ma i costi per le utenze sono aumentati e famiglie che hanno sempre pagato le bollette regolarmente, oggi non ce la fanno più, senza contare gli sfratti che aumentano in modo esponenziale”.
Una vera e propria emergenza sociale, secondo i manifestanti, che durante l’occupazione hanno chiesto di parlare con i dirigenti di Iren e con gli assessori della giunta di Federico Pizzarotti. “Il comune deve dire da che parte sta – hanno spiegato -. In quanto espressione della collettività e dell’interesse comune, il comune di Parma è tenuto a imporre a Iren tariffe ed esenzioni volte a tutelare quella fascia di popolazione che sta subendo un forte peggioramento delle condizioni di vita”.
L’unico segnale è arrivato dal consigliere del Movimento 5 stelle Fabrizio Savani, che durante il sit-in ha telefonato impegnandosi in prima persona a portare in consiglio comunale un ordine del giorno per chiedere la moratoria e istituire un tavolo con Iren per risolvere il problema. Anche la multiutility si è resa disponibile a incontrare le famiglie in difficoltà che sono state interessate dal blocco delle utenze. “I nostri uffici sono sempre pronti a concordare modalità e tempi degli incontri sulla base di ‘normali’ e civili contatti”, ha scritto in una nota la società dopo lo sgombero degli uffici, spiegando che a causa della manifestazione “si è vista costretta a interrompere le attività di gestione clienti, anche in considerazione dell’esigenza di tutelare i propri lavoratori e degli ingenti danni subiti nel corso della manifestazione dello scorso 16 novembre”.