Una relazione tecnica getta ombra sulla gestione della En.Cor di Correggio, la partecipata del Comune reggiano che rischia di far saltare in aria la giunta del sindaco Pd Marzio Iotti, lasciando da pagare ai cittadini un debito di 28 milioni di euro. Il caso nei giorni scorsi ha portato il direttivo del Pd e tre assessori della giunta a sfiduciare il primo cittadino, che venerdì 29 novembre si dovrà confrontare con il consiglio comunale. Ora però spunta un nuovo documento che fa tremare il Comune: si tratta di una relazione dei tecnici di Iren Rinnovabili richiesta dai vertici della En.Cor per vendere la società a partecipazione totalmente pubblica, che poi è stata ceduta il 26 luglio 2013 alla finanziaria svizzera Amtrade per sole 200mila euro. Il documento, datato 16 ottobre 2012, si basa su alcuni sopralluoghi effettuati sulla struttura prima della vendita ed è stato reso noto dal capogruppo del Movimento 5 stelle in consiglio comunale a Reggio Emilia Matteo Olivieri.
I tecnici nella relazione, secondo quanto ricostruito dall’agenzia Dire, parlano della centrale Eva, ritenuta fiore all’occhiello della società En.Cor, come di un progetto non sostenibile a livello finanziario, tecnologico e ambientale. Nella relazione si legge che “la bassa redditività, le manutenzioni straordinarie, l’investimento in circolante, non permettono al progetto di avere un valore positivo in grado di ripagare un eventuale investimento iniziale”. Durante il sopralluogo i tecnici sottolineano anche che i due motori della centrale collegati alla rete di teleriscaldamento sono “inattivi” : di uno si dice che “non è presente in sito” per avere preso fuoco e l’altro, anche se nuovo, non è conforme alle normative regionali sulle emissioni.
Non solo: secondo la relazione uno solo dei tre cogeneratori era funzionante, e solo al 75 per cento delle potenzialità, perché i macchinari venivano alimentati con olio combustibile invece che con gasolio, richiedendo inoltre una “manutenzione costante”. Stesso problema riscontrato anche per una turbina insieme ad altre irregolarità ravvisate nei tre impianti di gassificazione. Criticità che hanno spinto i tecnici di Iren Rinnovabili a scrivere che gli impianti della centrale avevano un utilizzo medio del 35 per cento.
Olivieri si sofferma anche sui costi del personale, con compensi che vanno dai 110mila euro lordi annui per un dipendente fino ai 506mila totali per gli altri dieci. “Un costo eccessivo per impianti che sono altamente automatizzati – fa notare il consigliere – senza contare che sono raddoppiati nel 2012, andando a coincidere con il premio che l’azienda percepiva dagli incentivi ambientali”.
Iren e i vertici di En.Cor dunque sapevano della cattiva gestione della società fondata nel 2007 con l’obiettivo di creare una rete di teleriscaldamento con piccole centrali a cogenerazione per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Dopo gli investimenti senza profitto che hanno fatto accumulare alla Srl 28 milioni di debiti nei confronti delle banche, la situazione è precipitata la scorsa estate con la vendita per sole 200mila euro delle quote societarie alla Amtrade, che in cambio si sarebbe dovuta far carico dei debiti. Così però non è stato e ora gli istituti di credito battono cassa al Comune.
Anche per questo, alla luce di quanto rivelato dalla relazione, Olivieri punta il dito contro qualsiasi operazione che abbia come obiettivo il salvataggio della società, che potrebbe vedere anche Iren interessata all’acquisizione: “Speriamo che nessuno, vista la conduzione finanziaria di questo progetto e la sua cattiva gestione, voglia arrivare a salvarla”.