Secondo la Corte dei Conti l’indicatore della sostenibilità di indebitamento nel periodo 2003-2012 dell'ente "è sempre negativo ed in misura significativa nell’ultimo triennio dimostrando, quindi, che attraverso l’istituto del cosiddetto mutuo a pareggio si è rappresentata una situazione solo formale di equilibrio dei conti"
La Regione Lazio è fallita da dieci anni, sui suoi conti pesa una voragine da 4 miliardi di euro, solo nel 2012, i suoi debiti ammontano a 11,7 miliardi che non riuscirà a pagare. Il sistema degli appalti pubblici è al collasso, mentre la spesa ospedaliera è “squilibrata e inefficiente” e l’assenza della politica pesa. La radiografia disastrosa dello stato di salute dell’ente da nove mesi guidato dal successore di Renata Polverini, Nicola Zingaretti, emerge dalla relazione dei consiglieri della Corte dei Conti, Rosario Scalia e Maria Teresa D’Urso, all’udienza di parificazione del rendiconto regionale dell’Ente.
L’indebolimento del quadro economico generale, la diversa allocazione delle risorse e la riduzione dei trasferimenti statali alle regioni, ovvero “la stretta finanziaria” ha messo in “tensione la tenuta degli equilibri del bilancio della Regione Lazio, che già versava in una strutturale crisi di liquidità”, riportano i magistrati contabili. I quali sottolineano come il fatto che “l’amministrazione regionale non ha predisposto ed approvato il Dpef 2012-2014 e la carenza, in un quadro finanziario regionale da tempo economicamente compromesso”, privi la politica di un “indispensabile strumento di programmazione“.
Per i magistrati contabili del Lazio, infatti, “nel bilancio preventivo 2012 della Regione le capacità di entrata e di spesa fanno emergere percentuali di scostamento che testimoniano un’incapacità programmatoria dell’ente”. Quindi “il bilancio preventivo 2012 risulta approvato in una situazione di pareggio solo formale, basato su una programmazione inidonea a garantire l’equilibrio di bilancio previsto dalla Costituzione”, anzi, “idonea a favorire un disavanzo della gestione di competenza che si è poi verificato”. Ecco che allora i dati contabili dell’esercizio finanziario 2012 “evidenziano la situazione di preoccupante deterioramento dei conti. La gestione dell’esercizio 2012 non ha garantito l’osservanza del principio dell’equilibrio di bilancio. In sostanza, l’amministrazione regionale ha “sostenuto maggiori spese rispetto alle risorse che ha accettato”.
Uno dei dati importanti segnalati è che l’indebitamento 2012 è di 11,741 miliardi di euro cifra notevole benché in diminuzione del 3,83% rispetto al corrispondente importo 2011″. La tenuta della situazione finanziaria complessiva, quindi, “deve essere valutata anche con riferimento alla sostenibilità prospettica dell’indebitamento regionale, cioè alla capacità reale delle casse regionali di onorare quegli impegni che, negli anni, sono stati coperti con lo stanziamento di mutui, poi non accesi”. Nel caso della Regione Lazio l’indicatore della sostenibilità di indebitamento nel periodo 2003-2012 “è sempre negativo ed in misura significativa nell’ultimo triennio dimostrando, quindi, che attraverso l’istituto del cosiddetto mutuo a pareggio si è rappresentata una situazione solo formale di equilibrio dei conti“. In conclusione, la Regione Lazio “si trova da almeno un decennio in stabili condizioni di insolvenza finanziaria, attenuata nel 2013 dal ricorso al decreto pagamento”.
Tra l’altro “dalla relazione illustrativa sull’inventario emerge la mancanza nell’amministrazione regionale della cognizione completa del patrimonio immobiliare. La stessa amministrazione stima necessario un periodo di 3/5 anni per definire la situazione ed entrare nella normalità operativa per il completamento dell’attività di identificazione, censimento ed accatastamento di ogni singola partita. Tuttavia emerge, per la prima volta, nell’amministrazione regionale, la consapevolezza del problema e la volontà di pervenire ad una conoscenza piena del dato sostenziale”, sottolinea ancora la relazione.
Segnali parzialmente positivi, poi, dalla sanità. “L’analisi dei dati relativi al settore sanitario mostra per il 2012 una significativa ulteriore contrazione del deficit d’esercizio che si attesta a -720,5 milioni di euro, con una riduzione dell’8% circa rispetto al risultato d’esercizio 2011. La progressiva riduzione delle perdite a partire dal 2007 risulta confermata dal confronto con Regioni soggette al piano di rientro, dal quale emerge come il risultato del Lazio in termini di riduzione percentuale del deficit si dimostra tra i più rilevanti”, spiegano i magistrati contabili. Che rilevano d’altro canto una riduzione della spesa sanitaria dell’ente che nel 2012 ammontava a 10,602 miliardi di euro contro il 10,645 del 2011.
Tuttavia “permane l’esigenza di un costante controllo di particolari settori della spesa e la necessità di mantenere alto il grado di attenzione in ordine alla situazione patrimoniale. E’ indispensabile poi rilevare come permanga l’esigenza di bilanciare l’obiettivo della deospedalizzazione con il contemporaneo sviluppo e implementazione delle forme alternative di assistenza”. E, per quanto riguarda la situazione patrimoniale, “i consistenti ritardi nell’erogazione delle risorse spettanti hanno prodotto effetti ancora visibili sulla situazione patrimoniale delle aziende”. Vale poi “richiamare l’attenzione su come il progressivo aumento della quota di partecipazione regionale alla spesa sanitaria ha portato la stessa ad assorbire nel 2012 il 67% delle entrate tributarie della Regione – concludono i consiglieri – a fronte del 98% che si è registrato invece nel 2011”.
La relazione è stata ufficializzata proprio mentre il quotidiano romano Il Tempo, da notizia di tre iscrizioni nel registro degli indagati aperto dalla Procura di Rieti sui rimborsi d’oro della Regione Lazio sotto la gestione Polverini. L’indagine è nata dagli accertamenti sulle spese di Franco Fiorito, detto “Batman”, ex capogruppo del Pdl, che portò poi alle dimissioni del presidente. Nel fascicolo aperto sarebbero indagati anche l’ex tesoriere e consigliere regionale del Pd, Mario Perilli, l’ex vicepresidente della Regione Lazio e attuale sindaco di Civitavecchia, Esterino Montino e l’allora consigliere del Pd e ora caposegreteria del sindaco di Roma Ignazio Marino, Enzo Foschi che si è subito affrettato a dichiarare di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia sostenendo che “da accertamenti fatti presso la Procura di Rieti ad oggi la notizia di un’indagine nei miei confronti risulta priva di fondamento. Per questo ho dato mandato al mio avvocato di querelare il Tempo“.
L’ipotesi di reato avanzata dagli inquirenti reatini è di peculato. L’inchiesta sarebbe partita all’indomani dello scandalo che travolse l’ex capogruppo del Pdl alla Pisana. Nel mirino degli investigatori del nucleo di polizia tributaria della Guardai di Finanza sarebbero finite le spese compiute, anche nel Reatino, dai consiglieri regionali del Pd. Si parla di decine di servizi televisivi, cene, alberghi e organizzazioni di eventi.