L’eterodossia è una forma di ortodossia. Per andarsene da un luogo, bisogna partire da e in esso. L’allontanamento da qualcuno conferisce un’identità a quel qualcuno. La condizione affinché l’eresia si dia è la precisa consapevolezza della forza intima, della configurazione statuaria del pensiero che si sovverte. Per uccidere un padre bisogna esserne figli, altrimenti si uccide solo un uomo.
Non è un caso che sia un freudiano eterodosso a porre la domanda più scandalosa, se riferita al padre della psicanalisi. Elvio Fachinelli (1928-1989) in Su Freud, edito da Adelphi, si chiede: «Chi è Freud?». Con Freud è in questione proprio il «chi», il «chi» che l’egologia volgare ha cristallizzato disconoscendo o banalizzando le pulsioni morbose che reggono, come una fragile ragnatela, la parabola esistenziale dell’individuo. Freud è un conquistador, che inizia la conquista dell’America interiore – l’io – vivisezionando anguille alla ricerca dei loro testicoli, studiando la cocaina e saggiandone le proprietà antidepressive. Da ragazzino si sognava generale, e lo divenne di un’armata intellettuale – colma di disertori, a dire il vero – assediante quella Troia – l’io – che il suo modello Schliemann scoprì. Come Troia fu sconfitta da un banale cavallo di legno, così l’io è scardinato da banali sbadigli, insignificanti sogni significativi, lapsus e dimenticanze: l’imperioso Io della tradizione si scopre i-o, fratturato e intessuto di morbosità che sono, nella dimensione del conscio, vergogne. L’Io della filosofia si rivela, più che soggetto della conoscenza e della storia, raglio d’asino: i-o. La metafisica e il tecnicismo psicanalitici riportano l’uomo con la mente per terra, e non con i soli piedi come aveva fatto Darwin.
Fachinelli, consapevole della lezione freudiana – per la quale «non è possibile possedere la verità biografica», poiché «la verità non è praticabile» e «gli uomini non la meritano» – tenta di avvicinare Freud, perché la verità può essere solo un tentativo di avvicinamento. Durante questo lavorio attorno Freud, Fachinelli mostra i volti parziali dello psicanalista viennese: personaggio dickensiano pieno di rivalse, materialista giurato, discepolo di Paracelso e Novalis, narratore origliante, malinconico nichilista, uomo che teme il dono e la gratitudine.
Colui che più ha indagato il soggetto, ne riconosce infine la natura di maschera.