Oggi vi porto nell’orto. Ve l’ho detto no (nel senso che è nella mio bio) che sono un’appassionata di orto? Possiedo un fazzolettino di orto, che io chiamo orto-giardino, perché tale è, nel retro della mia casa. Abito in città e la mia villetta ha uno spazio dietro che noi abbiamo sempre coltivato a orto. Ma ci sono anche ortensie, oleandri, plumbago e altri fiori, oltre ai girasoli che puntualmente pianto qua e là tra le verdure.
La più grande soddisfazione, mia e di mio marito, è scendere i gradini muniti di forbici e tagliare l’insalata o la rucola o raccogliere i pomodori o i finocchi… insomma quello che la stagione offre.
Domani per esempio dovrò raccogliere le “rapette”, quelle foglie di broccolo che si ripassano in padella con aglio, olio e un pomodorino.
Vi sento già dire… beata te che hai un pezzo di terra. Dai su non è difficile fare l’orto. Ora si fa anche in balcone o in terrazzo… o anche al chiuso, oppure… ma ve lo svelo dopo.
L’orto è una moda o una necessità? Io direi ambedue le cose. E i dati della Confederazione Italiana Agricoltori sono chiari: gli italiani che fanno un orto in giardino o nel terrazzo di casa sono sempre di più e questo fa risparmiare alle famiglie almeno un dieci per cento della spesa ortofrutticola.
Ma c’è un altro dato confortante che va al di là dell’hobby. Il lavoro in agricoltura, nonostante la crisi, tiene. Anzi si parla addirittura di un boom al nord di un più 5,9 per cento.
Il settore quindi non solo mantiene l’occupazione, ma addirittura la incrementa. Si raggiunge un più 3,7 per cento tra i dipendenti e un più 7,2 per cento tra gli autonomi. A dare questi dati proprio in questi giorni è stata l’Istat.
Secondo i dati di Almalaurea tra le facoltà più gettonate del momento c’è quella di Agraria. Dopo anni in cui non è stata affatto considerata tra le scelte da fare, ora grazie al fatto che un laureato su due in questa disciplina trova lavoro entro l’anno di laurea, fa sì che molti ormai propendano verso questa scelta.
E’ il risveglio della terra e dei Cincinnati. Di gente che improvvisamente si deve barcamenare e conoscere i tempi giusti dei trapianti, le fasi lunari, come si fa il compostaggio in casa, se è meglio usare la birra o le trappole per le lumache… insomma da imparare c’è da imparare, ma poi i risultati, tanti o pochi che siano ripagano da tutto ciò, soprattutto per “tracciabilità” del prodotto tutto made in casa.
E se non si ha nulla a disposizione allora che si può fare? Se non si possiede un giardino e neanche un balcone per coltivare un po’ di insalatina o di cicorietta, allora ci si organizza insieme ad altra gente. A quelli del palazzo o del quartiere. Da tempo ormai in quasi tutte le città si è dato vita agli orti condivisi. I nuovi “farmer” urbani. Pensate che solo a Roma nell’ultimo anno sono passati da100 a150. Ma ne riparleremo.