Nel maggio 2010 fui intervistato, sul modo di ridefinire i controlli sanitari, da Report nella puntata ‘La prestazione’ che cominciava con un caloroso abbraccio di Berlusconi a Formigoni in una manifestazione a sostegno del presidente della Regione Lombardia vero “gestore” della sanità lombarda.

Passano gli anni: Formigoni viene eletto senatore e fonda un nuovo partito distaccandosi da Berlusconi che decade. Il senatore, imputato per il caso Maugeri, sembra voler gestire non più solo la sanità lombarda ma anche quella nazionale. Nessun politico, come i lettori si saranno accorti, parla di sanità, vero enorme buco dell’economia nazionale. La sanità fa paura, non è argomento di animata discussione politica pur costituendo il 75% della spesa regionale. Nemmeno nel confronto dei tre candidati alla segreteria del Pd si è parlato di sanità. Forse hanno paura anche loro, giovani e forti, di andare contro il potere per porre #ilpazientealcentro. Anche loro hanno paura di denunciare le perdite economiche, le ruberie, gli interessi nascosti ancor più desolanti se si pensa che, dall’altra parte, c’è una persona che chiede aiuto ed ha bisogno fisico.

A loro, ed in particolare a chi vincerà ponendosi quale “essere sano e pulito”, chiedo di impegnarsi per una nuova sanità solo dalla parte del paziente ad esempio cancellando il fascicolo sanitario elettronico, braccio romano della carta regionale dei servizi lombarda. Tantissimi soldi buttati con l’intenzione di voler continuare a far gestire la nostra salute dai cervelloni elettronici delle istituzioni regionali e nazionali.

Dico a chi diverrà nuovo segretario del Pd, di valutare l’opportunità di strappare il potere degli ultimi vent’anni nella gestione sanitaria a chi ci ha portato in questa situazione. Dico che occorre portare la gestione sanitaria del proprio “sangue” esclusivamente nella propria History Health. Obiettivo del progetto è quello di sostituire la tessera sanitaria regionale, ed il fascicolo elettronico, con un dispositivo di proprietà del paziente che associ oltre allo spazio di storage del dispositivo USB anche uno spazio cloud, dimensionabile a seconda delle sue esigenze, nel caso sia necessario immagazzinare ingenti quantità di informazioni (certificati diagnostici, esami, radiografie, video, foto, cartelle cliniche, fatture sanitarie, ticket ecc.) collegati al suo percorso clinico-sanitario. Quali sarebbero i costi stimati? Provo a dare delle risposte dopo aver chiesto ad un tecnico:

  • Chiavetta USB 8gb con impronta digitale, per la privacy (il paziente autorizza la lettura, mentre se fosse impossibilitato il personale sanitario striscia il dito sulla chiavetta ed apre il “diario della salute” continuamente aggiornato) circa 10 euro pagata dal cittadino.
  • Spazio cloud a carico del cittadino per immagazzinare i suoi dati oltre gli 8gb, se necessario, che corrisponde ad un costo una tantum di 20 euro circa per 10gb.
  • Costo hardware e software a carico dello Stato per la lettura dei dispositivi presso gli ospedali, le farmacie, i medici e tutti i presidi sanitari di qualunque natura quantificabile a circa dieci milioni di euro.

Ma il nuovo segretario che verrà eletto fra qualche giorno sa che, ad esempio, solo in regione Lombardia in dieci anni per la tessera sanitaria dei servizi sono stati spesi 1,5 miliardi di euro pubblici inutilmente? E quanti ne stiamo buttando per il nuovo fascicolo sanitario elettronico? Vogliamo dare i dati sanitari da gestire esclusivamente a chi ne è il padrone o pensano i politici che i cittadini non sappiano farlo a minor costo pubblico? 

Chiedo al nuovo segretario eletto di porre la sanità al centro del progetto politico perché, come dice Patch Adams, “quando curi una malattia puoi vincere o perdere ma quando ti prendi cura di una persona vinci sempre!. 

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