Una nuova autorialità siciliana sembra davvero rompere con la tradizione, oltrepassare lo stretto, suggerire nuove regole, ne avevo scritto sul Fatto per l’edizione cartacea del 9 novembre, La narrazione di una Sicilia che non esiste. E’ quel che ho sempre auspicato, ne ho avuto conferma di recente leggendo un articolo della giornalista Eleonora Lombardo su Repubblica Palermo, in cui raccontava di una straordinaria new wave siracusana (dunque molto precisamente di provincia eppur proiettata verso il mondo).
Aggiungo che sono tutti nati e vissuti in provincia, a Siracusa, aggiungo che altri autori di valore si possono legittimamente affiancare: Luca Raimondi, Alberto Minnella e direi Maria Lucia Riccioli e Simona Lo Iacono (pur essendo entrambe, a mio modesto avviso, legate a un filone più complice con una tradizione meridionalista). Angelo Orlando Meloni esce proprio in questi giorni con il romanzo di cui sopra, scritto con l’amico Ivan Baio. Hanno scelto una linea di comicità autoriale per l’appunto, già sperimentata felicemente da Angelo con il precedente Io non ci volevo venire qui sempre per Del Vecchio Editore.
Non mi soffermerò sulla trama, non ho ancora finito di leggerlo peraltro, lo ammetto. Piuttosto mi va di riflettere sul fatto che la provincia non smette di sorprendermi, benché ci viva. Intercettiamo il mondo prima degli altri, forse, da qui, attoniti o sorpresi dall’inedia o dal cinismo dipende, sul davanzale di una piccola finestra con tutta la veemenza e la disperazione di chi vuole essere dentro le cose e rimanerne tuttavia a parte di solito.
Angelo Orlando Meloni e Ivan Baio hanno deciso di raccontare il mondo con uno sguardo malinconico e insieme caustico, le loro ragioni inducono al sorriso, ma è un sorriso avvelenato. Dunque si può raccontare la vita e le sue meschinità sugli scranni dell’ironia, deliberare sulle sorti del genere umano senza – dice Angelo Orlando Meloni – cilici da indossare. Non ne sono così sicura tuttavia, non userei l’enfasi tipica di certe consapevolezze, però tanto è: è il dolore che produce le cose migliori. E’ un fatto, possiamo ignorarlo, cacciarlo nel più segreto dei nostri recessi, ma è il dolore che inonda la nostra vita di bellezza, dobbiamo aspettare, aver la pazienza di raccogliere il suo lavoro. Angelo Orlando Meloni e Ivan Baio raccontano la mediocrità dei tempi con leggerezza, eppur mai fu più amara e pesante tanta leggerezza. Niente di più complesso.