La denuncia arriva dai dipendenti sostenuti dal sindacato di base Usb. Tra le cause dei presunti danni alla salute ci sono "presenza di amianto, un ripetitore telefonico e le polveri sottili emesse dalle stampanti"
Grido d’allarme dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate a Piacenza: “Troppi malati gravi e troppi decessi fuori dalla norma nella sede di via Modonesi”. E’ questa la denuncia, scritta anche in bacheca, che dopo anni di silenzio hanno deciso di far conoscere alla cittadinanza.
Sono circa 130 i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate provinciale, che si sono rivolti ai vertici regionali e nazionali e hanno informato Arpa che “la struttura in cui operiamo non è salubre”. A farsi carico delle loro istanze, il sindacato di base Usb, il quale ha posto in evidenza tre aspetti che mettono a rischio la salute degli operatori: non esistono filtri per limitare l’emissione di polveri sottili delle stampanti degli uffici, sopra lo stabile è presente un ripetitore telefonico e le pareti dell’edificio sono formate ancora da fibre di vetro e amianto”.
“Non si può continuare a far finta di niente. Troppe coincidenze obbligano a fare chiarezza. Troppi malati gravi e troppi decessi fuori dalla norma. Sono mesi che chiediamo alla dirigenza di far effettuare controlli da organi competenti”, ha dichiarato un delegato del sindacato Usb. Ma il dito puntato del sindacato non è rivolto solo alla dirigenza piacentina, ma all’eccessiva burocrazia interna dell’Agenzia: “Si potrebbe cominciare a mettere filtri sulle stampanti laser più vecchie e che stampano un alto numero di copie per avere un aria più salubre ma occorre aspettare l’ok degli organi superiori, oppure evitare che in stanze di pochi metri quadrati si lavori in due e magari accogliendo anche i contribuenti – ha continuato -. Noi crediamo che la salute delle lavoratrici e dei lavoratori debba essere messa al primo posto senza lesinare sugli interventi che possono migliorare il clima lavorativo. Siamo stufi che non si faccia nulla per verificare se ci siano cause o concause nel posto di lavoro che facciano ammalare o peggiorare le condizioni di salute di tutti”.
Dalla sede di via Modonesi non è arrivata nessuna presa di posizione ufficiale, anche se viene fatto notare che i locali hanno sempre superato senza problemi i test che in questi anni sono stati effettuati. L’Arpa, invece, si è già attivata al riguardo: “Abbiamo consigliato a Usb di presentare un esposto al Comune (referente dell’agenzia di controllo ambientale, ndr), successivamente saremo pronti a verificare quali conseguenze ha per i dipendenti l’antenna posta sul tetto e l’amianto delle coperture”, ha riferito il direttore Giuseppe Biasini. Esclusa, invece, dalle loro competenze l’emissione di polveri sottili delle stampanti, che sarà di competenza dell’Usl.
“Sappiamo che l’amministrazione non si può occupare di tutto, però occorre regolamentare la pausa caffè, modificare l’orario di lavoro anche se non ci sono problemi, chiudere l’ufficio di Fiorenzuola per migliorare la presenza sul territorio, istituire un’accoglienza qualificata sulle spalle dei lavoratori e soprattutto raggiungere obiettivi e rispettare scadenze costringendo i lavoratori a rimanere oltre l’orario di lavoro – ha sottolineato ironico il delegato Usb -. Capirete che con tutte queste priorità non si può trovare il tempo di scrivere una lettera agli organi competenti per verificare e garantire la salute dei lavoratori”.
La questione, però, oltre alla burocrazia interna, sembra essere diventata ben più grave per altri aspetti. Secondo le testimonianze, infatti, da qualche anno sono numerosi i dipendenti che hanno avuto problemi di salute, anche gravi, che secondo alcuni potrebbero essere riconducibili in particolare alle emissioni del ripetitore telefonico installato sul tetto e all’amianto nelle pareti: “Le patologie registrate sono importanti, alcuni li hanno scoperti in tempo ma altri sono deceduti. Il collegamento diretto, per noi, è difficile farlo. Certo che tante coincidenze nello stesso tempo ci fanno preoccupare”, ha detto un dipendente. E gli ha fatto eco un collega: “Chiediamo chiarezza. Perché questi aspetti ci fanno pensare che qualcosa non va”. Più oltre si spinge un altro lavoratore: “Dello stabile non si è mai parlato positivamente. E’ rimasto fermo per molto tempo e poi, quando è stato utilizzato per accogliere gli uffici, all’inizio ha avuto molti problemi con le tubature dell’acqua con perdite continue. Ma soprattutto non sappiamo se sia stato bonificato correttamente dall’amianto. Se poi aggiungiamo il ripetitore, per il quale ci dicono di stare tranquilli, tanto tranquilli non siamo”.