L’obbligo giuridico di denunciare un reato ha senso in un Paese dove l’importanza dell’Etica è insegnata fin da piccoli, per poi essere approfondita all’Università, in un Paese dove a commettere reati sono una minoranza dei cittadini. E in Italia?
Nel nostro Paese i dipendenti pubblici (e gli incaricati di pubblico servizio) sono obbligati a denunciare all’Autorità giudiziaria qualsiasi reato di cui vengano a conoscenza, nell’esercizio o a causa delle loro funzioni. Il problema è che molto spesso questo non avviene, perché manca una protezione adeguata da atti ritorsivi e perché mancano gli incentivi economici. Inoltre, nel caso il dipendente pubblico non denunci e venga scoperto, il codice penale prevede una sanzione irrisoria.
Dal punto di vista della mancanza di un’adeguata tutela, oggi chi ha il coraggio di denunciare, ne paga le conseguenze: basti pensare a Ciro Rinaldi, che ha subito numerosi atti ritorsivi dopo aver denunciato il sistema messo in atto da alcuni suoi colleghi di ufficio che si assentavano senza motivo, scambiandosi e timbrandosi a vicenda il cartellino.
Per quanto riguarda la necessità di incentivi economici per chi denuncia illeciti, cioè per i whistleblower, ne abbiamo già discusso animatamente in un precedente articolo, ma si presenta ora una nuova domanda: gli incentivi dovrebbero riceverli anche i dipendenti pubblici che attualmente hanno l’obbligo di denunciare gli illeciti?
È interessante la scelta americana di escludere dalla ricompensa solo i dipendenti pubblici il cui compito sia proprio quello di controllare o investigare le condotte illecite oggetto della ricompensa. Lo stesso dovrebbe avvenire in Italia, ad esempio per i dipendenti della Guardia di Finanza, ovviamente a fronte di un adeguato stipendio. Per rendere il quadro giuridico italiano più coerente, l’obbligo di denuncia dovrebbe quindi sussistere solo per coloro che abbiano come compito proprio quello di controllare o investigare determinate condotte illecite, a fronte ovviamente di un’adeguata tutela (per non fare la fine di Serpico, perseguitato per aver denunciato molti suoi colleghi poliziotti corrotti). Per gli altri, invece, la ricompensa, insieme alla tutela, dovrebbe essere ammessa.
Simili riflessioni valgono per i lavoratori nel settore privato, obbligati per legge a denunciare qualsiasi condizione di pericolo (propria o per i colleghi) di cui vengano a conoscenza, al datore di lavoro o ad altri soggetti interni. Parte della giurisprudenza estende quest’obbligo fino a ricomprendere qualsiasi reato di cui il dipendente venga a conoscenza, quando questi abbia determinati ruoli. Il problema si pone quando il dipendente sappia già che il management è a conoscenza degli illeciti (oppure non ottenga una risposta) e decida di non denunciare. E noi cittadini ne subiamo le conseguenze come nel caso Monte dei Paschi.
Normalmente, chi denuncia un illecito a soggetti esterni all’organizzazione viene licenziato per “infedeltà” e per ottenere la reintegrazione possono essere necessari diversi anni (così nella recente sentenza della Corte di Cassazione dove il dipendente ha dovuto attendere 10 anni per ottenere la declaratoria di illegittimo licenziamento). E nel mentre l’ex dipendente cosa fa? Perde soldi e tempo, in alcuni casi perde la propria famiglia, la propria vita. È evidente che il semplice obbligo rende difficile prendere la decisione di denunciare e pagare ingiustamente le conseguenze dell’atto.
Sia nel settore privato che nel settore pubblico sarebbe utile introdurre a carico dei colleghi e del superiore una forte sanzione penale. Non solo qualora non osservino il proprio obbligo di denuncia o di prendere provvedimenti, ma anche qualora ostacolino intenzionalmente, direttamente o indirettamente, il soggetto che invii segnalazioni attendibili alle autorità competenti relative a condotte illecite interne all’ente in cui lavora. L’utilizzo della sanzione penale risulterebbe decisivo nel sostenere fermamente il disvalore della condotta ritorsiva e, insieme a tutela e incentivi economici, riuscirebbe a disincentivare i reati stessi. La paura di subire una sanzione penale è già un deterrente, ma la paura di essere scoperti è ancora più efficace.
Attenzione: non confondiamo la denuncia di illeciti, cioè il whistleblowing, con la delazione. Il whistleblowing riguarda la tutela di interessi realmente pubblici (e non degli interessi ristretti di un’ideologia), l’identità di chi denuncia è tendenzialmente conosciuta e le denunce vengono verificate.
L’art. 54-bis del d.lgs. 165/2001, introdotto nel 2012 per tutelare i dipendenti pubblici che segnalano illeciti, è da rivedere completamente con un’adeguata tutela per chi denuncia e con incentivi economici, sia nel settore pubblico che nel settore privato. Nel settore privato gli incentivi dovrebbero essere previsti solo per i reati più dannosi per la collettività, come evasione e corruzione.
L’esempio deve partire dallo Stato, dalle figure di potere, che devono introdurre una legge che porterà sicuramente alla condanna di loro pari. E se non accadrà, noi cittadini dovremo ricordarci, soprattutto quando dovremo scegliere chi votare, che gli strumenti esistono e funzionano negli Stati Uniti. Se in Italia non vengono introdotti, un motivo c’è. Manca il coraggio di condannare le condotte illecite di molti politici, magari perché sono appartenenti al proprio partito. Non avere nel proprio programma politico la promessa dell’introduzione di un’adeguata legge sul whistleblowing è una palese dimostrazione della mancanza di volontà di cambiare il Paese.
E allora come possiamo credere che quelle stesse persone saranno in grado di aiutarci su altri fronti? Continueranno solo a rubare tempo e soldi all’Italia, cioè a ciascuno di noi.
Gherardo Liguori
Esperto di whistleblowing e comunicazione digitale
Economia & Lobby - 1 Dicembre 2013
Reati, essere obbligati dalla legge a denunciarli ha senso?
L’obbligo giuridico di denunciare un reato ha senso in un Paese dove l’importanza dell’Etica è insegnata fin da piccoli, per poi essere approfondita all’Università, in un Paese dove a commettere reati sono una minoranza dei cittadini. E in Italia?
Nel nostro Paese i dipendenti pubblici (e gli incaricati di pubblico servizio) sono obbligati a denunciare all’Autorità giudiziaria qualsiasi reato di cui vengano a conoscenza, nell’esercizio o a causa delle loro funzioni. Il problema è che molto spesso questo non avviene, perché manca una protezione adeguata da atti ritorsivi e perché mancano gli incentivi economici. Inoltre, nel caso il dipendente pubblico non denunci e venga scoperto, il codice penale prevede una sanzione irrisoria.
Dal punto di vista della mancanza di un’adeguata tutela, oggi chi ha il coraggio di denunciare, ne paga le conseguenze: basti pensare a Ciro Rinaldi, che ha subito numerosi atti ritorsivi dopo aver denunciato il sistema messo in atto da alcuni suoi colleghi di ufficio che si assentavano senza motivo, scambiandosi e timbrandosi a vicenda il cartellino.
Per quanto riguarda la necessità di incentivi economici per chi denuncia illeciti, cioè per i whistleblower, ne abbiamo già discusso animatamente in un precedente articolo, ma si presenta ora una nuova domanda: gli incentivi dovrebbero riceverli anche i dipendenti pubblici che attualmente hanno l’obbligo di denunciare gli illeciti?
È interessante la scelta americana di escludere dalla ricompensa solo i dipendenti pubblici il cui compito sia proprio quello di controllare o investigare le condotte illecite oggetto della ricompensa. Lo stesso dovrebbe avvenire in Italia, ad esempio per i dipendenti della Guardia di Finanza, ovviamente a fronte di un adeguato stipendio. Per rendere il quadro giuridico italiano più coerente, l’obbligo di denuncia dovrebbe quindi sussistere solo per coloro che abbiano come compito proprio quello di controllare o investigare determinate condotte illecite, a fronte ovviamente di un’adeguata tutela (per non fare la fine di Serpico, perseguitato per aver denunciato molti suoi colleghi poliziotti corrotti). Per gli altri, invece, la ricompensa, insieme alla tutela, dovrebbe essere ammessa.
Simili riflessioni valgono per i lavoratori nel settore privato, obbligati per legge a denunciare qualsiasi condizione di pericolo (propria o per i colleghi) di cui vengano a conoscenza, al datore di lavoro o ad altri soggetti interni. Parte della giurisprudenza estende quest’obbligo fino a ricomprendere qualsiasi reato di cui il dipendente venga a conoscenza, quando questi abbia determinati ruoli. Il problema si pone quando il dipendente sappia già che il management è a conoscenza degli illeciti (oppure non ottenga una risposta) e decida di non denunciare. E noi cittadini ne subiamo le conseguenze come nel caso Monte dei Paschi.
Normalmente, chi denuncia un illecito a soggetti esterni all’organizzazione viene licenziato per “infedeltà” e per ottenere la reintegrazione possono essere necessari diversi anni (così nella recente sentenza della Corte di Cassazione dove il dipendente ha dovuto attendere 10 anni per ottenere la declaratoria di illegittimo licenziamento). E nel mentre l’ex dipendente cosa fa? Perde soldi e tempo, in alcuni casi perde la propria famiglia, la propria vita. È evidente che il semplice obbligo rende difficile prendere la decisione di denunciare e pagare ingiustamente le conseguenze dell’atto.
Sia nel settore privato che nel settore pubblico sarebbe utile introdurre a carico dei colleghi e del superiore una forte sanzione penale. Non solo qualora non osservino il proprio obbligo di denuncia o di prendere provvedimenti, ma anche qualora ostacolino intenzionalmente, direttamente o indirettamente, il soggetto che invii segnalazioni attendibili alle autorità competenti relative a condotte illecite interne all’ente in cui lavora. L’utilizzo della sanzione penale risulterebbe decisivo nel sostenere fermamente il disvalore della condotta ritorsiva e, insieme a tutela e incentivi economici, riuscirebbe a disincentivare i reati stessi. La paura di subire una sanzione penale è già un deterrente, ma la paura di essere scoperti è ancora più efficace.
Attenzione: non confondiamo la denuncia di illeciti, cioè il whistleblowing, con la delazione. Il whistleblowing riguarda la tutela di interessi realmente pubblici (e non degli interessi ristretti di un’ideologia), l’identità di chi denuncia è tendenzialmente conosciuta e le denunce vengono verificate.
L’art. 54-bis del d.lgs. 165/2001, introdotto nel 2012 per tutelare i dipendenti pubblici che segnalano illeciti, è da rivedere completamente con un’adeguata tutela per chi denuncia e con incentivi economici, sia nel settore pubblico che nel settore privato. Nel settore privato gli incentivi dovrebbero essere previsti solo per i reati più dannosi per la collettività, come evasione e corruzione.
L’esempio deve partire dallo Stato, dalle figure di potere, che devono introdurre una legge che porterà sicuramente alla condanna di loro pari. E se non accadrà, noi cittadini dovremo ricordarci, soprattutto quando dovremo scegliere chi votare, che gli strumenti esistono e funzionano negli Stati Uniti. Se in Italia non vengono introdotti, un motivo c’è. Manca il coraggio di condannare le condotte illecite di molti politici, magari perché sono appartenenti al proprio partito. Non avere nel proprio programma politico la promessa dell’introduzione di un’adeguata legge sul whistleblowing è una palese dimostrazione della mancanza di volontà di cambiare il Paese.
E allora come possiamo credere che quelle stesse persone saranno in grado di aiutarci su altri fronti? Continueranno solo a rubare tempo e soldi all’Italia, cioè a ciascuno di noi.
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Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Giovedì prossimo 20 marzo, alle ore 9, avrà luogo alla Camera l'informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e sullo stato di attuazione degli interventi per la popolazione.
Milano, 14 mar. (Adnkronos) - Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco, va confrontato con il Dna trovato "sotto le unghie della vittima e con le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine". E' quanto ha disposto, con un provvedimento del 6 marzo scorso, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che ha autorizzato il prelievo coattivo della traccia biologica dell'indagato effettuato ieri.