Sono saliti anche loro in carrozza questa mattina i sindaci dei comuni dove passano alcune delle linee più importanti d’Italia e lo hanno fatto insieme ai pendolari che abitualmente frequentano quelle tratte per “reclamare attenzione e risorse da parte di Governo e regioni affinché si investa in maniera prioritaria sul trasporto ferroviario pendolare”.
“I sindaci dei comuni serviti dalle linee ferroviarie più a rischio, per tagli e disagi, si attiveranno al fianco delle associazioni e dei comitati, salendo lunedì 2, sul regionale Napoli-Roma con indosso la fascia tricolore” ha scritto ai propri cittadini Angelo Delogu, sindaco di Priverno-Fossanova. E così hanno fatto.
Ma non solo la Napoli-Roma. Anche la tratte Schio-Vicenza e Portogruaro-Mestre sono state sensibilizzate e interessate a condividere questa iniziativa. A loro si uniranno nei prossimi giorni i sindaci delle linee Padova-Calalzo, Siracusa-Caltanissetta, Gela-Catania, Torino-Ventimiglia e quelli della provincia di Ancona.
Le iniziative di Pendolaria proseguiranno fino a gennaio in tutta Italia.
La gente non ne può davvero più. Ormai su questi treni si viaggia come bestie al macello, è la voce unanime di chi è costretto a salire su queste “tradotte” tutti i giorni. “Ti viene da rimpiangere le carrozze con le panchine di legno della 3^ classe…Credo che la politica italiana abbia sacrificato la dignità delle persone applicando la legge: profitto privato e debito pubblico. Trenitalia ne è un esempio eccellente. Della “democrazia” ne è stato fatto strame…” dice l’architetto Giuseppe Viglianti, che su Facebook ha anche postato la foto del bagno, divelto e impraticabile, dove sono stati costretti a viaggiare…perché sul treno si era pressati come sardine.
Storie di ordinaria quotidianità ormai con sempre meno servizi a fronte di costi che aumentano sempre di più. Si calcola che almeno 2,9 milioni di persone sono costrette a viaggiare su convogli spesso indecenti, quasi sempre in ritardo e con delle conclusioni allucinanti: “Per colpa dei continui ritardi ho perso il lavoro”…oppure “ il disagio del viaggio mi ha fatto abortire”. Ma questo non è che l’antipasto. In futuro infatti i problemi peggioreranno.
Legambiente è dunque partita all’attacco chiedendo espressamente ai sindaci di sottoscrivere un manifesto per i pendolari. Chiede loro anche di impegnarsi ad essere i primi protagonisti di una riorganizzazione della mobilità all’interno dei propri Comuni, a partire dal trasporto pubblico sì, ma anche riqualificando le stazioni ferroviarie e gli spazi pubblici prospicienti per farne delle aree accoglienti, sicure e facilmente accessibili.
Al Governo l’associazione chiede di aumentare e dare certezze alle risorse per il servizio ferroviario pendolare, consentendo la programmazione degli investimenti per i prossimi anni, e di “investire prioritariamente nelle infrastrutture nei nodi urbani, per risolvere i problemi dei treni pendolari di sovrapposizione di flussi nazionali, merci, locali. Di riprendere finalmente il progetto 1000 nuovi treni per i pendolari e permettere di avere finalmente treni moderni e adeguati alla domanda di mobilità.”
Ce n’è anche per le Regioni. Legambiente chiede loro di destinare più investimenti al trasporto pubblico pendolare, a cominciare dalle principali linee pendolari, con un obiettivo di spesa pari almeno al 5% del bilancio. Di acquistare subito nuovi treni, più moderni e capienti, per garantire la riduzione dei ritardi e la vivibilità degli spostamenti. Di aprire un confronto pubblico sul Contratto di servizio, con Enti locali, associazioni e cittadini per chiarire obiettivi e collegamenti, standard, abbonamenti integrati, e aprire alle osservazioni, anche attraverso uno sportello di ascolto dei pendolari.
Il treno di Pendolaria è partito. Ma oltre ai pendolari chi ci salirà per “civilizzare” un servizio ormai ai limiti dell’indecenza?