Sembra proprio che nel mondo non si costruiscano più linee ferroviarie che non siano ad alta velocità.
I treni assomigliano sempre più ad aerei, che partono ed arrivano, senza fare tappe intermedie. Ricordo una pubblicità stupidissima delle Ferrovie, di qualche anno fa, che diceva qualcosa del tipo: “com’è il paesaggio a trecento chilometri all’ora?”. Ovvia la risposta: il paesaggio non si vede. Il messaggio subliminale che passava era che del paesaggio alle stesse Ferrovie non gliene importava nulla. Il paesaggio con una linea ad alta velocità non solo non si vede, ma è la stessa linea ad alterarlo definitivamente. Creando strutture in rilevato che dividono in due il territorio attraversato e fregandosene dei corridoi ecologici.
Ma del resto è il gioco del capitale che fa sì che non si pensi più a rimodernare le vecchie linee o a realizzarne di nuove non devastanti. Qualche esempio.
A febbraio in Turchia (che probabilmente è al primo posto nel mondo per la realizzazione di grandi opere) sarà pronta la Istanbul – Ankara e l’intenzione è di collegare con linee veloci le maggiori quindici città del paese!
Anche il Marocco pensa in grande. Primo paese arabo a dotarsi di una rete di treni ad alta velocità per ben 1500 chilometri, quando la lunghezza attuale delle linee ferroviarie normali arriva già a circa 2000 chilometri.
In Europa, persino la Gran Bretagna che ha una rete invidiabile, ha pensato bene di squarciarsi il territorio realizzando una rete ad alta velocità, per il momento ferma solo per ragioni di vil denaro: 42,6 miliardi di sterline. Che ricordano tanto la grande torta dell’alta velocità ferroviaria italiana che nacque come un affare da 50.000 miliardi di euro. Solo che qui si continuano a gettare soldi dalla finestra.
Ma forse la linea che fa più discutere oggi è il collegamento tra Gerusalemme e Tel Aviv, con il contributo dell’italiana Pizzarotti s.p.a., che attraverserà i territori occupati da Israele. Un affronto al popolo palestinese, così come fu un affronto ed un atto di violenza nei confronti del popolo tibetano la linea Pechino – Lhasa.
Nell’alta velocità ferroviaria, del resto, le imprese italiane non risentono della crisi. Ecco allora la grande torta dell’alta velocità ferroviaria in Brasile, cui potranno partecipare. Dopo che qualcosa raccoglieranno anche in Arabia Saudita con la tratta La Mecca – Medina.
Tutto bene. L’alta velocità crea lavoro, come dice Susanna Camusso. E poi chissenefrega se distrugge il territorio. “Sossoldi” direbbe Capatonda.
Certo che parlare di “elogio della lentezza” in un momento in cui il capitale punta sulla distruzione della terra ed anche a breve termine, sembra un nonsenso.