La rivista 'The Hollywood Reporter' ha rivelato come l'American humane association abbia acconsentito a mettere la dicitura “nessun animale è stato maltrattato per realizzare questo film” anche in casi in cui la violenza viene esercitata. La risposta a un allevatore rivela l'escamotage: "Non essendo successo sul set non ci riguarda"
Ricordate Richard Parker, la tigre del Bengala protagonista del film ‘La vita di Pi’? Non era realizzata al computer: per molte scene è stato necessario utilizzarne una vera, di nome King, che più di una volta ha rischiato di annegare sul set, nel disinteresse totale dell’American humane association (Aha), l’associazione animalista che alla fine della pellicola permette la dicitura “nessun animale è stato maltrattato per realizzare questo film”. Lo ha scoperto la rivista The Hollywood Reporter, che ha letto la mail inviata a un collega da una dipendente della Aha, la signora Gina Johnson, che come annuncia la stessa rivista, è stata licenziata in tronco dalla Aha. Da qui il magazine americano ha cominciato un’inchiesta, ascoltando altri membri della Aha che hanno preferito rimanere anonimi scoperchiando un mondo di maltrattamenti e uccisioni di animali in film che riportavano però la famosa dicitura “nessuno è stato maltrattato”.
La casa di produzione Fox, responsabile del film ‘La vita di Pi’ del regista Ang Lee, vincitore di quattro premi Oscar, ha negato con forza che la tigre King abbia mai rischiato di annegare. E la Aha ha risposto attaccando il report e affermando poi che la percentuale di animali non maltrattati nei film si avvicina al 99.8%. Un numero, spiegano alcune fonti, che è però gonfiato: sul set infatti sono presenti decine di migliaia di insetti, dai vermi alle lumache alle mosche, proprio per abbassare la percentuale di infortuni. Inoltre, continuano le fonti dell’Hollywood Reporter, per legge sono conteggiati solo gli incidenti che avvengono sul set vero e proprio, davanti alle telecamere. Non quelli che accadono durante i frequenti trasporti o nelle strutture che ospitano gli animali durante la lavorazione del film. Per il resto, i numeri del report sono ben diversi.
Nel kolossal ‘Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato’ di Peter Jackson sarebbero morti 27 animali, alcuni per troppa fatica e altri, tra cui pecore e capre, annegate durante una pausa del film in un canale vicino alla fattoria dove erano custodite. Quando uno degli allevatori, John Smythe, ha inviato una mail all’Aha per denunciare il fatto, si è sentito rispondere che non c’erano prove. In una successiva lettera l’uomo risponde che avendole sepolte lui poteva produrre come prova i cadaveri. Inutile, perché la replica dell’Aha è chiara: “Non essendo morte sul set durante la lavorazione del film non sono di nostra competenza”. In quello specifico caso poi, la Aha si è tutelata scrivendo sulla pellicola che “nessun animale era stato maltrattato durante le scene del film che erano state monitorate”. Una “finezza” legale non sempre usata visto che dicitura classica è messa anche quando nonostante diversi animali siano stati maltrattati, o addirittura morti.
Secondo l’inchiesta di The Hollywood Report, nel film ‘8 Amici da salvare’ prodotto dalla Disney un cane husky sarebbe stato picchiato violentemente e colpito più volte sul diaframma, come appare da questa mail interna e confidenziale della Aha, mai resa pubblica. Mentre uno scoiattolo sarebbe stato calpestato e ucciso nella commedia romantica con Sarah Jessica Parker ‘A casa con i suoi’, prodotto dalla Paramount. Così come la Aha ha messo a tacere la moria di pesci e altri animali marini giunti morti sulla spiaggia nei quattro giorni seguenti la lavorazione di una scena del film Disney con Johnny Depp ‘Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima Luna’. Una moria, spiegano i leaks, dovuta alle mancate precauzioni durante le numerose sequenze di esplosioni. Tre esempi di come, quando alla fine di un film si legge la dicitura “nessun animale è stato maltrattato per realizzare questo film”, ci sia poco da fidarsi.