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Banche, Unimpresa: “Famiglie? Chi non paga sono i grandi debitori”

Secondo lo studio dell'Associazione nazionale di categoria a mettere in difficoltà gli istituti italiani non sono le famiglie o le piccole aziende: "Su 133 miliardi di euro complessivi, a giugno 2013, di rate non pagate, 85,3 miliardi (pari al 64,2%) si riferisce a finanziamenti di grandi dimensioni"

Altro che famiglie e piccole e medie imprese, i problemi delle banche stanno da un’altra parte. Sono infatti i grandi debitori che non rimborsano i prestiti. A rivelarlo è uno studio di Unimpresa evidenziando come “su 133 miliardi di euro complessivi, a giugno 2013, di rate non pagate, 85,3 miliardi (pari al 64,2%) si riferisce a finanziamenti di grandi dimensioni, superiori a 500.000 euro”. Non solo su appena 39 soggetti pesano 15 miliardi di sofferenze, ovvero crediti che si stima sia estremamente difficile recuperare. In pratica più di 384 milioni a testa. Non certo il mutuo di una casa, ma piuttosto denari prestati dagli istituti di credito per finanziare grandi progetti immobiliari del calibro di Milano Santa Giulia, o uomini d’affari come Romain Zaleski, finanziere vicino a Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa.

Solo il 35,8% del totale delle sofferenze è infatti riconducibile a finanziamenti compresi fra i 250 e i 500mila euro. Cifre più vicine ai prestiti richiesti dalle piccole imprese, dagli artigiani e dalla clientela retail per l’acquisto dell’abitazione. Dall’Ufficio studi di Unimpresa, che ha analizzato dati forniti da Bankitalia, spiegano infatti come “guardando alla platea dei soggetti debitori, su 1.166.425 clienti in difficoltà con le rate, sono 43.319 (3,71%) quelli su cui pesa il 64,2% delle sofferenze (quelle relative ai finanziamenti maggior di 500.000 euro), mentre le sofferenze relative ai prestiti minori (fino a 500.000 euro) sono distribuite su 1.123.106 soggetti”.

Unimpresa scende poi nel dettaglio dei grandi finanziamenti sopra i 500mila euro sottolineando come si tratti di affidamenti per medie e grandi imprese. Fino a un milione di euro, i soggetti in difficoltà finanziarie rappresentano l’1,7% (20.182 unità) per un totale di 11,3 miliardi di sofferenze, corrispondenti all’8,6 per cento del totale. “Fino a 2,5 milioni di euro euro i clienti sono 14.235 (1,2%) e le sofferenze 17,5 miliardi (13,2%) – spiega una nota di Unimpresa -. Fino a 5.000.000 di euro, i clienti sono 5.229 (0,4%) e le sofferenze 14,2 miliardi (10,7%). Fino a 25.000.000 di euro, i clienti sono 3.634 (0,3%) e le sofferenze 26,6 miliardi (20,1%)”.

“L’analisi del nostro Centro studi dimostra che la questione delle sofferenze bancarie è particolarmente complessa – osserva il presiedente di Unimpresa, Paolo Longobardi – probabilmente sarebbe opportuno che le banche comincino a valutare il merito di credito sulla base di progetti e prospettive delle imprese e non solo sui bilanci”. Anche perché il prezzo delle difficoltà delle banche, alla fine, lo paga la collettività come testimoniano casi some Mps o l’operazione di rivalutazione delle quote Bankitalia.