L'ex governatore della Regione Lombardia è coinvolto nello scandalo dell'impianto di Cappella Cantone. Nel 2011 fu relatore dell documento che avviava il progetto. Dopo pochi mesi venne arrestato per una tangente da 100mila euro l'assessore Nicoli Cristiani. Il Celeste ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento
“Le intercettazioni rivelano fatti gravissimi e molto chiari. Ma posso garantire che quanto era nella mia responsabilità e in quella della giunta è stato eseguito a regola d’arte”. Era il 2 dicembre del 2011 e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni commentava l’inchiesta su rifiuti e tangenti che aveva coinvolto l’allora vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani. Il governatore negava un suo diretto interessamento nella vicenda, che riguardava la discarica di Cappella Cantone (Cremona).
Invece, secondo La Repubblica, il senatore ed esponente del Nuovo centro destra, è iscritto nel registro degli indagati proprio per lo scandalo della discarica di Cappella Cantone. Al centro dell’inchiesta del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e dei pm Antonio d’Alessio e Paolo Filippini c’è la delibera del 20 aprile 2011 con cui la giunta regionale di formigoniana diede il via libera per trasformare la discarica in sito per la raccolta di scorie di amianto. Il reato contestato è corruzione.
Pochi mesi dopo l’approvazione di quella delibera, uno degli uomini più vicini a Formigoni, Franco Nicoli Cristiani, venne arrestato con l’accusa di aver una mazzetta da 100mila euro dal titolare del sito, l’imprenditore bergamasco Pierluigi Locatelli. Secondo i pm fu proprio l’ex governatore a indicare a Locatelli con chi interloquire per la discarica.
Dopo l’arresto di Nicoli Cristiani, il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza ha proseguito nelle indagini, coinvolgendo nell’inchiesta per corruzione anche gli ex vertici della Compagnia delle Opere di Bergamo. Secondo gli inquirenti anche loro sarebbero stati avvicinati da Locatelli per ottenere dalla Regione il via libera per l’utilizzo della cava, sborsando 210mila euro di presunte mazzette all’ex presidente della Compagnia delle Opere, Rossano Breno e al suo vice Luigi Brambilla.
Il curriculum giudiziario del Celeste, che non è mai stato condannato, però si ingrossa. Salgono a tre le indagini che lo vedono coinvolto. Il presidente della commissione Agricoltura è accusato di corruzione e turbativa d’asta per la vicenda dei fondi della fondazione Maugeri, per cui il 13 dicembre riprenderà l’udienza preliminare ed è indagato anche nell’inchiesta San Raffaele. Il nome dell’ex governatore è venuto fuori anche nel corso del processo a Massimo Guarischi, accusato di aver corrotto gli imprenditori dell’azienda sanitaria Hermex, Giuseppe Lo Presti e i figli Massimiliano e Gianluca. Per i pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, Guarischi avrebbe intascato presunte mazzette dai Lo Presti, girandone una parte a Formigoni con viaggi e vacanze.
Eppure solo ieri il Celeste, ai microfoni di Radio 24, aveva attaccato la deputata di Forza Italia Daniela Santanché, tirando nella mischia anche Silvio Berlusconi: “Io non sono mai stato condannato invece il tuo capo, il tuo padrone, di condanne ne ha ammucchiate parecchie“. Ma per le sentenze di condanna c’è sempre tempo.
Proprio oggi Franco Nicoli Cristiani è stato assolto dall’accusa di finanziamento illecito ai partiti dal gup di Brescia Marco Cucchetto. L’inchiesta è quella denominata ‘amici del Pdl’. L’ex assessore era accusato di aver ricevuto 663 mila euro da 35 imprenditori lombardi. E’ stato invece condannato a 6 mesi di reclusione (commutati in 45 mila euro di multa) per false dichiarazioni alla commissione elettorale in Corte d’appello in merito alle spese per la campagna elettorale 2010.