Nel nuovo saggio edito da Ediesse tre studiose hanno fatto il punto sulle esperienze d’avanguardia rivolte al genere maschile in Italia, mettendole a confronto con quelle del resto del mondo. Il risultato è una mappatura, la prima di questo tipo, delle azioni e degli interventi a loro dedicati in ambito privato e pubblico
La violenza sulle donne è un problema degli uomini. Da questa premessa si sviluppa il nuovo saggio di Ediesse “Il lato oscuro degli uomini”, curato da Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini. Le tre studiose, fondatrici della società “Le nove” – che si occupa di ricerche da una prospettiva di genere in Italia, Europa e nell’area del Magreb – hanno fatto il punto sulle esperienze d’avanguardia rivolte agli uomini violenti in Italia, mettendole a confronto con quelle del resto del mondo. Il risultato è una mappatura, la prima di questo tipo, delle azioni e degli interventi per gli uomini in ambito privato e pubblico che ribadisce la necessità di spostare l’attenzione sulla “questione maschile” che tutta la violenza di genere sottende, in modo da operare sulle radici del fenomeno e interrompere la sua “trasmissione” alle nuove generazioni. Dal testo emerge che una trasformazione è già in atto. Ci sono, infatti, uomini che hanno trovato nel venire meno delle certezze della cultura patriarcale un’occasione di libertà e che hanno capito che la questione della violenza di genere è culturale e politica.
“Il lato oscuro degli uomini” contiene una serie di riflessioni, proposte e testimonianze di studiose e operatori con diversi ruoli professionali che lavorano nell’ambito della lotta alla violenza di genere. Tra questi, solo per citarne alcuni, il sociologo Marco Deriu, la criminologa Francesca Garbarino, la psichiatra Chantal Podio, il counselor Michele Poli. Una pluralità di voci per analizzare, da diverse angolazioni, le ragioni e le motivazioni che “spiegano” i comportamenti violenti degli uomini e per ribadire la necessità di un cambio di ottica in grado di trasformare “il maschile” da problema a risorsa nella lotta contro la violenza. Nel testo si trovano anche una lettura delle leggi esistenti, con analisi dell’impostazione e dei limiti; un esame dei modelli comunicativi apparsi nelle recenti campagne pubbliche di sensibilizzazione; lo sguardo dei figli come motivazione alla scelta della “cura” da parte degli uomini.
In appendice poi il recente decreto legge “sul femminicidio”, convertito nella legge del 15 ottobre 2013 numero 119 con un commento in cui vengono messi sotto accusa “gli estremi della straordinarietà” (la situazione infatti è grave almeno dal 2006, periodo dei primi dati Istat disponibili), il ricorso al diritto penale “il più debole intrinsecamente quanto a capacità di incidere sui rapporti di potere” e non utile né per la prevenzione né come deterrente, l’uso non coerente del linguaggio utilizzato. In generale, si legge, “la filosofia del decreto comporta una riduzione dell’autodeterminazione della donna a vantaggio di una logica di irrigidimento e preteso efficientismo delle attività di polizia giudiziaria e processuali”.