Quattro gruppi di maggioranza hanno predisposto una proposta per l’indizione di un referendum per l’abrogazione di una parte del provvedimento che nel 1958 ha decretato la fine dell’attività delle case di tolleranza
Vogliono abrogare una parte della legge Merlin, ma non hanno idea di come regolamentare il fenomeno della prostituzione. Succede in Regione Lombardia, dove quattro gruppi consiliari della maggioranza (Lega Nord, Forza Italia, lista Maroni e Fratelli d’Italia) hanno predisposto una proposta per l’indizione di un referendum per l’abrogazione di una parte della legge che nel 1958 ha decretato la fine dell’attività delle case di tolleranza. La proposta di referendum dei consiglieri regionali lombardi è stata costruita sulla falsa riga di quella recentemente fallita a Mogliano Veneto e punta alla cancellazione del divieto di organizzare l’attività delle prostitute lasciando invariati gli articoli della Merlin che puniscono lo sfruttamento e l’induzione alla prostituzione. “La regolamentazione è solo il secondo tempo della partita – ha puntualizzato Stefano Bruno Galli (lista Maroni Presidente) – per ora iniziamo a giocare il primo tempo”. La proposta del centrodestra lombardo è un’iniziativa che il presidente lombardo Roberto Maroni “ha seguito con interesse, perché è una cosa giusta”. “Poi – ha aggiunto – c’è un giudizio morale che uno può dare. Ma dal punto di vista giuridico è una professione, un’attività consentita, e allora regolamentiamola in modo da toglierla dalle strade”. Il Ncd si è detto contrario: “Mi pare una decisione sbagliata – ha commentato il leader del Carroccio – mi auguro che si ravvedano”.
I consiglieri regionali vogliono tirare una riga su quelle parti della legge che impediscono alle prostitute di operare in strutture organizzate (come il primo e il secondo comma dell’articolo 3 della Legge Merlin), senza scendere nel dettaglio di come poter riempire il vuoto normativo che verrebbe a crearsi. E non è una questione di metodo o di competenze. Si tratta di avere un’idea, una prospettiva. E’ di un fenomeno che, secondo le stime più accreditate, coinvolge 90 mila prostitute e 9 milioni di clienti per un giro d’affari da 5 miliardi l’anno. Ieri, durante la conferenza stampa di presentazione della proposta di referendum, sono stati citati in ordine sparso il modello tedesco, le cooperative, la libera professione, facendo emergere confusione su tutta la linea. Eppure in Europa ogni Paese ha trovato la sua strada, addirittura in Canton Ticino (nella vicina Svizzera) si sta già lavorando ad una normativa di seconda generazione, per superare i limiti di quella attualmente in vigore. In Italia il consiglio regionale lombardo e, in prospettiva almeno altri quattro consigli regionali, invece saranno chiamati a votare (forse) una proposta di referendum abrogativo che non risolve la questione della regolamentazione della prostituzione, limitandosi ad un approccio superficiale.
Il consigliere di Forza Italia Giulio Gallera spiega che si tratta di un “percorso che ha varie tappe” e che sicuramente cambierà l’approccio al tema. Ma sollecitato, anche Gallera ammette che sulla regolamentazione non c’è nessuna chiarezza: “Andremo verso qualunque percorso che lasci la massima libertà di gestione del singolo individuo: dalle cooperative ai quartieri a luci rosse, uno fa come vuole purché non lo faccia per strada e purché ci sia la tutela dell’individuo”. Poi va oltre, puntualizzando che l’importante è che “l’individuo non sia sfruttato dalla criminalità organizzata e che paghi le tasse”. “Questi sono i miei criteri – dice l’esponente di Fi -. Bisogna uscire dalle secche dell’ipocrisia”.
Per la Lega Nord (che da anni prova senza successo ad affrontare la questione prostituzione) ha parlato Massimiliano Romeo: “Vogliamo proporre a livello nazionale questo tema che è importante e che troppo spesso è stato posto in maniera ipocrita”. E per dimostrare di conoscere la questione, va dritto al nocciolo del problema: “Sappiamo benissimo che ci sono già una serie di esercizi che aggirano la Merlin, pensiamo ai centri massaggi cinesi delle vere e proprie case di tolleranza vecchia maniera che spesso si fa finta di non vedere”. E allora la soluzione è quella dell’abrogazione parziale della legge Merlin: “Cancelliamo solo quella parte che non ci consente di regolamentare la prostituzione per far si che le prostitute possano esercitare per conto proprio, pagare le tasse, avere assistenza sanitaria, e perché no, anche una pensione”. Riccardo De Corato, consigliere di Fratelli d’Italia, forza la questione: “Il vero problema sono tutti questi perizoma che ci sono in giro e tutti questi omosessuali”.