Il quinto decreto ad Ilvam, approvato dal consiglio dei ministri insieme alle nuove norme per la Terra dei fuochi, è un vero e proprio ‘salva-commisari’, il commissario straordinario dell’acciaieria di Taranto. Sanzioni azzerate, sblocco dei fondi e soprattutto nessuna responsabilità per la gestione dei rifiuti all’interno della fabbrica.
“LE SANZIONI NON SI APPLICANO AL COMMISSARIO”
Le norme salva-commissari prevedono che “durante la gestione commissariale, qualora vengano rispettate le prescrizioni dei piani” e “le previsioni” di adeguamento, non si debbano applicare “per atti o comportamenti imputabili alla gestione commissariale”, le sanzioni previste dall’Aia del 2012, ovvero quelle che sancivano per l’azienda una multa anche del 10 percento del fatturato aziendale. Non solo. Il decreto prevede che le “sanzioni, ove riferite a atti o comportamenti imputabili alla gestione precedente al commissariamento, si irrogano alle persone fisiche che abbiano posto in essere gli atti o comportamenti, e non possono essere poste a carico dell’impresa commissariata per tutta la durata del commissariamento”. In sostanza, la nuova norma prevede che le colpe dei Riva, come titolari del siderurgico, debbano essere pagate dai Riva stessi e non dall’Ilva commissariata.
Ma cosa si intende per previsioni? Con un’interpretazione autentica il governo ha chiarito che “la progressiva adozione delle misure” deve essere intesa nel senso che la stessa è rispettata se la qualità dell’aria nella zona esterna allo stabilimento “non abbia registrato un peggioramento rispetto alla data di inizio della gestione commissariale” e soprattutto se “alla data di approvazione del piano, siano stati avviati gli interventi necessari ad ottemperare ad almeno il 70% del numero complessivo delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni integrate ambientali, ferma restando la non applicazione dei termini previsti dalle predette autorizzazioni e prescrizioni”. In definitiva non è necessario che le misure di adeguamento siano state realizzate completamente, ma è sufficiente che il 70 percento di quelle previste siano state avviate. Inoltre il decreto non stabilisce quali siano le prescrizioni da avviare lasciando di fatto una grande discrezionalità nelle mani di Bondi.
LE MANI SUI SOLDI DEL JERSEY
Non ci sono fondi per ambientalizzare l’Ilva in tre anni. Il governo lo scrive chiaramente nelle premesse del decreto quando afferma che “la insufficienza delle risorse finanziarie a disposizione della struttura commissariale rischiano di vanificare il rispetto del termine di 36 mesi per l’attuazione delle Aia”. Tradotto: bisogna mettere mano ai fondi sequestrati dalla magistratura. In tal senso, se a Taranto – rispetto agli 8 miliardi imposti dal gip Patrizia Todisco – le Fiamme gialle sono riuscite a trovare ben poche risorse dei Riva, a Milano al contrario i finanzieri hanno sequestrato circa 1 miliardo e 200 milioni di euro che gli gruppo industriale aveva riportato in Italia con lo scudo fiscale voluto da Tremonti e Berlusconi dopo averli nascosti nel paradiso fiscale del Jersey. Il decreto, ora, stabilisce che se i Riva non metteranno a disposizione di Bondi i fondi necessari, il commissario potrà richiedere “le somme sottoposte a sequestro penale in relazione a procedimenti penali a carico del titolare dell’impresa o del socio di maggioranza, diversi da quelli per reati ambientali o connessi all’attuazione dell’Aia”. Somme da utilizzare immediatamente per ambientalizzare l’Ilva e che altrimenti sarebbero entrate nella disponibilità dello Stato solo dopo un’eventuale condanna definitiva.
BONELLI: “LA SOSPENSIONE DELLE SANZIONI E’ INCOSTITUZIONALE”
Per Angelo Bonelli, leader dei Verdi, “la norma del decreto sull’Ilva che contiene la sospensione delle sanzioni per le prescrizioni ambientali è assolutamente incostituzionale perché subordina in maniera inaccettabile la vita e la salute alla produzione. Mai ci saremmo aspettati – ha aggiunto l’ex candidato sindaco di Taranto dell’area ambientalista – che si potesse giungere a superare questo limite con una norma che non solo garantisce l’impunità a chi inquina, ma abbandona i cittadini di Taranto a subire le drammatiche conseguenze dell’inquinamento”. Inoltre Bonelli ha annunciato che “una volta pubblicato porterò personalmente il testo del decreto al Commissario Ue all’Ambiente in relazione alla procedura di infrazione comunitari” perché “con questo decreto si vuole garantire un periodo transitorio che secondo la struttura commissariale dovrebbe durare almeno 3 anni, periodo nel quale, da quello che abbiamo compreso non sarà possibile garantire la conformità degli impianti dell’Ilva alla legge. Di fatto si tratta di un decreto che consente nei prossimi anni la libertà d’inquinare”.
M5S: “SANZIONI CANCELLATE, E’ REGALO A ILVA”
Sul dl approvato dal governo Letta, inoltre, è arrivata la sonora bocciatura di Movimento 5 Stelle e Verdi. “Dietro un decreto che dovrebbe mettere una pezza sul disastro ambientale della Terra dei Fuochi si nasconde l’ennesimo regalo al commissario straordinario dell’Ilva Enrico Bondi – hanno scritto i deputati M5S della commissione Ambiente – Siamo preoccupati per la volontà del governo di togliere di fatto le sanzioni sull’Ilva durante il periodo di commissariamento”. Non solo. Gli onorevoli a 5 Stelle sono “convinti che chi commette reati ambientali debba pagare, e oltretutto che le eventuali bonifiche previste riguardino tutti i Siti di interesse nazionale (Sin) inquinati, e non soltanto alcune zone”. Per quanto riguarda il provvedimento generale, invece, per i 5 Stelle “ben venga l’introduzione del reato per la combustione dei rifiuti”, ma loro aspetteranno che il testo approdi in Aula. “Continueremo a batterci – hanno concluso – affinché la tutela dell’ambiente diventi sempre di più una priorità improrogabile, non una bandiera da sventolare solo quando gira il vento”. Non meno forte la presa di posizione dell’associazione ambientalista Peacelink: “Questo governo porta l’Italia fuori dall’Europa, approvando l’ennesimo decreto ‘Salva-Ilva’ che concede deroghe e proroghe in barba alle rigorose norme della direttiva europea sull’Autorizzazione Integrata Ambientale“.
DA BERLUSCONI FINO A LETTA, ECCO I CINQUE DECRETI “AD AZIENDAM”
Quello di oggi, come detto, è il quinto decreto firmato da vari governi nei confronti dei padroni dell’acciaio. Il primo risale al 2010 e fu firmato dal duo Prestigiacomo–Berlusconi per risolvere l’emergenze benzo(a)pirene che attanagliava Taranto. In realtà il decreto si limitò eslcusivamente ad innalzare i limiti di legge per le città con più di 150mila abitanti. Il secondo decreto fu voluto dall’ex ministro dell’ambiente del Governo Monti, Corrado Clini, per sbloccare l’acciaio sequestrato dalla procura di Taranto. Ben tre, invece, sono i decreti firmati dall’attuale governo Letta e dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Oltre a quello di oggi, Letta-Orlando hanno emanato due provvedimenti per nominare Bondi commissario ed Edo Ronchi com subcommissario e per autorizzare le discariche interne dell’Ilva.