Il caso della Ncp, società dai padroni misteriosi con sede in Lussemburgo: gestisce soldi di medici (Enpam) e giornalisti (Inpgi)
Dura la vita dei gestori delle casse pensioni. Tra palazzi che passano di mano a prezzi stellari e consulenze milionarie per i soliti noti, il mondo della previdenza privata torna al centro di polemiche e sospetti. Sarà un’inchiesta della magistratura a valutare la correttezza dell’incredibile affare di via della Stamperia a Roma, con la cassa degli psicologi (Enpap) che ha pagato 44 milioni un palazzo passato di mano per 26 milioni giusto il giorno prima. Da mesi però i vertici degli enti previdenziali privati sono occupati ad arginare l’onda lunga di sospetti forse ancora più insidiosi. Il fatto è che attorno a queste istituzioni, sottoposte formalmente alla vigilanza del governo, negli ultimi anni è proliferato un mondo di consulenti e intermediari. Una pletora di professionisti a caccia di incarichi milionari. I conflitti di interesse sono all’ordine del giorno e spesso la pista dei soldi porta dritto nei soliti paradisi fiscali, dal Lussemburgo alle isole del Canale. La posta in palio è enorme. Le casse manovrano qualcosa come 40 miliardi di euro (tra immobili e titoli) nell’interesse di quasi 2 milioni di medici, avvocati, ingegneri, architetti e molte altre categorie ancora. Una simile torta moltiplica gli appetiti.
Per vincere una lotteria milionaria basta riuscire a deviare una piccola parte di quel gran fiume di soldi. Non è un caso allora che all’Enpam, la cassa dei medici, sia in corso da mesi una battaglia a suon di carte bollate che coinvolge Mangusta risk e Sri, due società di consulenza tra le più attive a fianco degli enti previdenziali. Sarebbe troppo lungo anche solo accennare in questa sede alle questioni al centro della disputa. Per capire come vanno le cose nel mondo fatato delle casse pensioni può però essere illuminante un’altra vicenda che il Fatto Quotidiano ha potuto ricostruire. Si parte da Lussemburgo. Ha sede qui la Ncp sicar, che sarebbe un fondo di fondi, cioè un veicolo che raccoglie capitali per poi dirottarli in altri fondi d’investimento che a loro volta partecipano al capitale di piccole aziende. Ncp è una realtà minuscola nel mare magnum della finanza globale. Dispone di poco più di 100 milioni di euro e ha arruolato una mezza dozzina di clienti in Italia.
Tra questi troviamo fondazioni bancarie come quella di Alessandria e anche due casse: l’Enpam e l’Inpgi, l’ente previdenziale dei giornalisti che ha puntato 22 milioni sul fondo lussemburghese. La sorpresa, la prima, è che la società che gestisce Ncp risulta costituita (marzo 2007) da tre finanziarie con base nel paradiso fiscale dell’Isola di Man e da un’altra di Madeira, rifugio off shore in mezzo all’Atlantico. Il 25 per cento di Ncp è invece di proprietà del finanziere Romain Zaleski, finito sull’orlo del crac un paio di anni fa. In sostanza non è dato sapere chi controlla davvero Ncp, cioè l’ente che gestisce, tra l’altro, denaro versato da medici e giornalisti. Il particolare non è di poco conto, se si pensa che sui conti di Ncp sono affluiti nel corso del 2010 oltre 2 milioni di euro a titolo di management fee, cioè le commissioni versate come compenso per la gestione. A sua volta, come risulta dal bilancio, la Ncp lussemburghese ha dirottato quei soldi verso non meglio precisati beneficiari.
Nebbia fitta, insomma, anche se, a ben guardare, in Italia si scopre una traccia interessante. A Milano infatti c’è una Ncp srl, che sta per Network capital partners. Tra i soci troviamo ancora Zaleski e tre manager. Sono Carlo Baravalle, Marco Lippi e Marco Taricco. Proprio Baravalle sarebbe il gestore del fondo. E’ lui che tiene i rapporti con fondazioni e casse previdenziali. Almeno uno dei suoi soci però gioca almeno due ruoli in commedia. Taricco infatti è uno dei principali dirigenti in Italia della banca d’affari americana Jp Morgan Chase, uno dei colossi che dominano la finanza internazionale. Si può dire che Jp Morgan fa affari praticamente con tutte le istituzioni finanziarie del nostro Paese. Taricco, in qualità di manager della banca Usa, negli anni scorsi ha avuto rapporti con la Fondazione Cassa di Alessandria. Allo stesso tempo, però, il medesimo Taricco ha personalmente promosso un fondo finanziato dalla fondazione piemontese. Per finire va segnalato che fino al 2009 tra i soci della Ncp italiana compariva anche il commercialista Daniele Pittatore, il quale sostiene di non aver mai avuto niente a che fare con il fondo. Suo padre Gianfranco, però, scomparso ad agosto del 2009, era il presidente della Fondazione Cassa di Alessandria che ha investito in Ncp sicar. Quella di Lussemburgo. Con i soci off shore.
da Il Fatto Quotidiano del 9 febbraio 2012