Condanne a quattro anni di reclusione, più un milione di euro multa. Questa la richiesta avanzata per Antonio Baldassarre, presidente emerito della Consulta, e Giancarlo Elia Valori, ex presidente di Autostrade, nell’ambito del processo per la scalata ad Alitalia, tra l’agosto e il dicembre 2007. A formulare la richiesta il pubblico ministero di Roma, Francesca Loy, davanti ai giudici della VI sezione penale del tribunale di Roma al termine di quasi tre ore di requisitoria. 

In particolare, secondo l’accusa, Baldassare mentì sulla solidità finanziaria dei componenti del gruppo, diffondendo “deliberatamente notizie non vere”. Mentre per Valori, il pm ha sostenuto che pur essendo a conoscenza della fragilità economica della cordata, non impedì “che notizie false continuassero a uscire”.

“Un’armata Brancaleone”, questo era, secondo il pm, il gruppo che tentò la scalata alla compagnia di bandiera nel 2007. “Quella cordata – ha aggiunto Francesca Loy – rappresentava soltanto un insieme di società decotte, inattive o addirittura inesistenti, messe in campo forse perché non si voleva che la compagnia di bandiera italiana finisse in mani straniere o semplicemente perché si voleva condizionare quella vendita”. 

Pene più lievi, due anni e sei mesi di reclusione oltre a 100 mila euro di multa, sono state chieste per Claudio Prati e Danilo Dini, ex consulenti di Sviluppo del Mediterraneo, società finanziaria legata a Valori. Tutti devono rispondere di manipolazione del mercato.

Nell’ultima parte della requisitoria il magistrato ha ricordato che, sempre per la vicenda Alitalia, la Procura chiese l’archiviazione di un procedimento per Silvio Berlusconi, denunciato per dichiarazioni fatte nel 2008 sulla compagnia aerea. Il pubblico ministero Loy ha infatti rilevato che “un conto sono le opinioni di un uomo politico che dice il suo giudizio su potenziali acquirenti della compagnia aerea e un conto sono le notizie false diffuse in maniera da far alterare il prezzo del titolo”.

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