Politica

Carceri, Napolitano: “Il Parlamento abbia senso di responsabilità sull’indulto”

Il Presidente della Repubblica chiede che le Camere intervengano per ottemperare le richieste della Corte di Strasburgo sul sovraffollamento delle strutture penitenziarie in Italia. Cancellieri: "Presto un pacchetto di misure in Consiglio dei ministri". Grasso: "Non intendo venir meno al mio impegno per la riforma della giustizia. No a logiche maggioritarie su provvedimenti di amnistia e indulto"

“Il Parlamento abbia senso di responsabilità sull’indulto”. A quasi due mesi dal discorso alle Camere sul sovraffollamento delle carceri, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ritorna sul tema e chiede l’intervento di Camera e Senato. L’ultimo provvedimento di questo tipo risale al 2006. “Il Parlamento”, spiega il Presidente, “dica che vuole fare anche un provvedimento di indulto, o innanzitutto un provvedimento di indulto per ottemperare alla decisione della Corte di Strasburgo. Oppure si prenda la responsabilità di considerarlo non necessario, sapendo che c’è una scadenza che è quella del maggio 2014”, entro cui l’Italia dovrà avere assunto una decisione su come fronteggiare l’emergenza carceraria”. Un avvertimento che arriva in contemporanea all’annuncio del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri: “Porteremo in Consiglio dei ministri a breve un pacchetto di misure su carceri, processo penale e civile, non appena passato questo momento delicato. Rispetteremo i termini della Corte di Strasburgo: io sono impegnata a farcela, e di natura sono ottimista”.  

Parlando a margine di un convegno in Senato su amnistia e indulto, il capo dello Stato ha aggiunto: “Il mio messaggio” sulla condizione delle carceri “indicava l’esigenza di misure strutturali per evitare un ulteriore, nuovo sovraffollamento e anche la possibilità di un indulto, seguito anche da un’amnistia, ma di un indulto. Stamattina abbiamo ascoltato una relazione molto forte di Zagrebelsky che ha sostenuto che l’indulto è la sola misura capace di ottemperare alle fortissime raccomandazioni, per non dire intimazioni, della Corte di Strasburgo“.

L’accelerazione sulle misure cautelari arriva direttamente dal ministro Anna Maria Cancellieri che dice “presto sarà votato un pacchetto su carceri, processo penale e civile”. E chiede un accordo politico su amnistia e indulto: “Amnistia e indulto sono materie che spettano al Parlamento: serve un accordo che superi la maggioranza politica contingente. Come ministro posso solo auspicare un’ampia convergenza tra le forze politiche su un provvedimento di clemenza che avverto come un’ulteriore e importante spinta per far decollare le riforme del sistema di giustizia penale che abbiamo messo in cantiere”. Andare oltre, dice, gli attuali schieramenti politici: “La competenza istituzionale ad adottare provvedimenti di amnistia e indulto è chiaramente riservata dalla Costituzione al Parlamento quel quorum richiesto, così elevato e superiore a quello stesso previsto per la revisione costituzionale, impone un accordo che superi la maggioranza politica contingente”. E sulla vicenda Ligresti taglia corto: “Io ho perso credibilità? Non credo proprio”.

Poco prima il Presidente del Senato Pietro Grasso, aveva invece ribadito il suo impegno per la riforma della giustizia: ”Non intendo venire meno alla promessa fatta, all’atto della mia candidatura, di un impegno attivo per la riforma della giustizia. Lo intendo fare nel rispetto di quel ruolo arbitrale che è proprio della carica che ricopro”. Amnistia e indulto, secondo Grasso, sono misure che devono sfuggire a logiche maggioritarie: “Sono provvedimenti di clemenza, concessi dallo Stato ai soggetti condannati per determinate tipologie di reati, rispetto ai quali la Costituzione prevede specifiche garanzie: mi riferisco non solo all’approvazione con legge, ma anche ai quorum elevati richiesti per le relative deliberazioni. Non vi è dubbio che il Parlamento italiano sia sovrano rispetto a queste decisioni che per il loro rilievo istituzionale e il loro impatto sulla tutela dei diritti umani devono sfuggire alle logiche maggioritarie che accompagnano l’ordinario procedimento legislativo”.