La Camera tira dritto sul taglio delle retribuzioni dei suoi dipendenti. Le proposte per la riduzione della spesa per il personale avanzate dai sindacati di Montecitorio sono state respinte dall’Ufficio di presidenza, che ha invece approvato quanto proposto dal Comitato per gli Affari del personale presieduto da Marina Sereni (Pd), con il no di Edmondo Cirielli di Fdi e l’astensione di Riccardo Fraccaro di M5S e di Ferdinando Adornato di Sc. I tagli si riferiscono alle indennità funzionali ed all’adeguamento automatico. Per quanto riguarda le cosiddette indennità contrattuali, è stata decisa l’abolizione totale dell’indennità di rischio, meccanografica e di immissione attualmente percepita dai dipendenti di Montecitorio. Viene tagliata del 50% la cosiddetta indennità di “maneggio valori”. Quanto all’indennità di missione, verrà corrisposta soltanto per le missioni all’estero presso organizzazioni internazionali.
I dipendenti di Montecitorio, poi, non recupereranno gli adeguamenti automatici che non verranno loro corrisposti per il 2014 ed il 1015. Gli adeguamenti automatici torneranno dunque ad essere corrisposti senza conguagli a partire dal 2016. I tagli delle indennità consentiranno alla Camera un risparmio di circa 450mila euro all’anno da gennaio 2014. Il mancato conguaglio dell’adeguamento automatico frutterà un risparmio di 22 milioni dal 2016. Sette organizzazioni sindacali, che rappresentano circa l’80% dei dipendenti di Montecitorio, avevano avanzato al Cap due diverse proposte, entrambe caratterizzate dalla rinuncia per il futuro alla contrattazione economica, chiedendo solo la stabilizzazione della regola dell’adeguamento automatico che sarebbe ripreso comunque dal 2016. Allo stesso tempo, le proposte avanzate prevedevano una forfettizzazione degli effetti economici, già previsti dal vigente contratto, per il 2014 e 2015 con risparmi pari rispettivamente a 14 e 18 milioni di euro nel triennio 2014-2016.