Sfogo torrenziale e rabbioso sulle frequenze di Radio 24, durante la trasmissione “La Zanzara”. Protagonista unico: Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno del Pd e viceministro ai Trasporti, che attacca frontalmente il proprio partito, il ministro Maurizio Lupi, il premier Enrico Letta, Il Fatto Quotidiano e il programma di Rai Tre, “Report”. “Lupi?” – esordisce – “Ha mentito due volte, racconta frottole. Il doppio incarico non esiste, è una palla. Lui governa un sistema di interessi ed è convinto che il ministero sia la sua bottega privata, ma ha trovato il peggiore cliente che gli potesse capitare, un uomo libero che non risponde né a partiti, né a padroni, né a padrini, qualcosa che fa paura”. E rincara: “Vorrebbero che mi dimettessi per rendermi ricattabile. Per farmi ingoiare tutto. L’ho detto a Lupi: figurati se mi faccio ricattare da uno come te. Lui, come direbbe papa Bergoglio, è un cristiano di sacrestia. Uno di quelli molto compiti che poi pensano di prendere per i fondelli gli altri. Del resto, a “Comunione e Liberazione” ci sono solo brave persone”. Il primo cittadino del Pd non risparmia il premier: “Ma non me la prendo con Lupi, che cerca di accaparrarsi quanto più possibile. Me la prendo con Enrico Letta, che deve far rispettare la legge”. Pungolato dal conduttore Giuseppe Cruciani, secondo il quale Lupi porterebbe sfiga, De Luca conferma e afferma: “Madonna, faccio una cosa scaramantica. Non si sa mai, ho due figli, abbiate pazienza. Una grattatina”. Quindi, punta il dito contro il Pd e Guglielmo Epifani: “C’è un gruppo dirigente di miserabili che da 5 mesi non dice una parola, non difendono la mia dignità. Ho visto un dirigente del partito, un tale Zoggia che ho scambiato per un raccoglitore di funghi. Siamo nelle mani di esponenti politici improbabili. La Carta dei valori?” – continua – “E’ un concentrato di doppiezza e fariseismo. Mi sono pentito mille volte di aver dedicato 30 anni di vita a questi”. Non manca una menzione lusinghiera per Matteo Renzi e una stoccata a Beppe Fioroni: “E chi è? Non so chi sia, io conosco i fioroni delle zucche. Ministro? Ma nel governo albanese?”. E aggiunge: “Ho il sangue agli occhi. Mi farò rimborsare, anzitutto dal Pd e poi da tutti gli altri per i fastidi che mi hanno dato. Salerno è un modello di rigore e non tollero di essere trascinato in queste imbecillità”. Inevitabili gli attacchi al Fatto Quotidiano e al suo vicedirettore: “Travaglio è un pinguino che scrive che sono il simbolo dell’illegalità. Ma lui è un mio benefattore, perché ogni volta che apre bocca guadagno diecimila voti. Se non esistesse, bisognerebbe inventarlo. Non occorre rispondere a queste imbecillità. Lui fa parte di quei moralisti da salotto ben pagati che immaginano che la morale si difenda con le parole“. E sottolinea: “Io sono fiero di tutti i miei atti amministrativi, per me un avviso di garanzia è un motivo di orgoglio. Rifarei tutto. Ormai siamo alla barbarie, peggio dell’Uganda di Idi Amin. Quando dicono che sono indagato è come se avessi fatto la strage di Al Qaeda. C’è gente che vive nei mezzi di comunicazione di parassitismo giudiziario. Sono dei miserabili, basti pensare a Report, a Rai Tre e al Fatto Quotidiano. Che miseria, non se ne può più”. Riguardo al figlio, Piero, capolista alle primarie del Pd per Renzi nella circoscrizione Salerno-Costiera Amalfitana e indagato assieme a lui per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul crac del pastificio Amato, dichiara: “Per quale motivo non doveva fare politica? Deve essere condannato a morte questo ragazzo perché dà fastidio a Travaglio e scombina la sua permanente? Mio figlio è molto meglio del 99% dei politici attuali. Fa l’emigrante da sette anni. Lavora in Lussemburgo” – prosegue – “e quindi ha la disgrazia di avere il padre che fa il sindaco e qui non può vivere. I miei figli si vanno a cercare il pane da soli, perché io li ho condannati. Nessuno si permetta di tirare in ballo i miei figli. Qui non possono fare niente. In un paese di cialtroni, farisei e imbecilli, qualunque cosa facciano nella mia città, verrebbero additati come figli di…” di Gisella Ruccia
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