Una passione che molto tempo dopo sfocia in Spirit, il suo disco d’esordio composto da 11 brani cantati in inglese (su tutti Father’s Love e War is Over) che raccontano un viaggio musicale – in stile reggae, ma con evidenti contaminazioni rock folk – che parte dalla sua Africa, tra migranti, nuove generazioni e spiriti liberi. Un progetto che vuole catalizzare tutti quei sentimenti assopiti dal fumo degli anni Ottanta e Novanta e la loro illusoria bolla di benessere senza sviluppo, frutto di uno strascico economico e culturale, che perde la sua armatura di fronte allo specchio del mattino, quello che tutti noi incontriamo e davanti al quale interroghiamo la nostra anima, dalla quale nessuno può nascondersi. Lo scopo di Momo Said, oltre a fare dell’ottima musica, è anche quello di sensibilizzare con grande umiltà su un argomento spinoso come quello del razzismo e delle “seconde generazioni”. E ci riesce Said, peraltro senza troppo trasgredire: ecco, verrebbe da dire, per lui non vale nemmeno la raccomandazione che Ezra Pound fece ai poeti narrativi: “Non ridite in versi mediocri ciò che è già stato detto in buona prosa”.
“Siamo testimoni di un secolo – racconta Momo Said – in cui l’immagine la fa da padrona e ne ha tutto il diritto, ma dietro alle immagini ci vogliono essere identità, geografie, storie, ma soprattutto culture. Non a caso una delle strofe conclusive del brano Spirit recita: Cultures are the lenses within read life, would you try my lenses for a while?. Il tentativo è proprio quello di spogliarsi dei propri abiti e schemi, per provare a indossare quelli degli altri e capire che sotto le molteplici maschere che indossiamo, siamo fatti tutti allo stesso modo. Amiamo, desideriamo essere amati, temiamo l’ignoto e ignoriamo che nelle nostre diversità risiedono le nostre più grandi ricchezze. Spirit è stato quasi interamente ispirato dai canti maroon dell’800, gli spirituals, la black exploitation e i durissimi anni che la accompagnano, che apparentemente sembrano anacronistici rispetto al nostro tempo. In realtà rispondono a una replica storica degli eventi vissuti dagli umani, ma tradotti sotto forme attuali, dotati di nuovi linguaggi, che viaggiano attraverso nuovi canali di comunicazione e sono soggetti alle loro leggi”.