Più di settecento omicidi e tentati omicidi senza un colpevole, contro 849 vittime. Crimini che hanno accompagnato gli ultimi 20 anni della storia tedesca: dalla riunificazione tra Est e Ovest, alla nascita del colosso d’Europa, fino alla crisi. Sullo sfondo, l’ombra di una cellula neonazista e il sospetto della polizia che dietro quei cold case ci siano proprio le teste rasate del Nationalsozialistischer Untergrund (Nsu). Un gruppo che si macchiò già di dieci assassinii dal 2000 al 2007. “Omicidi del kebab“, vennero macabramente ribattezzati. Perché a essere uccisi furono soprattutto immigrati. Ma solo nel 2011 gli investigatori poterono addossare quelle morti alla cellula, che fu scoperta solo nel novembre di quell’anno. Un ritardo che fece scoppiare polemiche sull’efficienza delle forze dell’ordine nel prevenire crimini con moventi razziali. Per questo, dopo la rivelazione del giornale Neue Osnabruecker Zeitung, il portavoce del ministero dell’Interno tedesco, Hendrik Loerges, conferma la notizia dell’apertura di un’indagine per capire se quelle morti lontane siano sempre opera del Nsu. 

Perché dopo gli “omicidi del kebab”, i servizi segreti di Berlino hanno cambiato atteggiamento. L’approccio contro la galassia neonazi si è fatto più duro, meno connivente. Un’analisi sugli oltre 3.300 omicidi e tentati omicidi irrisolti ha portato a individuare 756 casi che potrebbero nascondere una matrice politica di estrema destra. Da tempo ricercatori indipendenti e attivisti anti razzismo criticano i criteri usati dalle autorità tedesche per classificare un reato come motivato o meno da ideologia neonazista. Nei 21 anni trascorsi dalla riunificazione della Germania a oggi, sono 63 i reati classificati come motivati da ideologia neonazista.

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