I rapporti con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, il futuro del Movimento 5 stelle, le difficoltà e gli inciampi da sindaco al lavoro in una città gravata da un debito milionario, ma anche gli scontri e il dialogo con gli altri partiti e con la tanto criticata stampa. Tutto questo Federico Pizzarotti l’ha raccontato in un libro. Non uno dei tanti usciti dopo il boom dei Cinque stelle, che parlavano della scalata al Municipio del 39enne parmigiano quando la conquista di Parma, la Stalingrado di Beppe Grillo, era la notizia da prima pagina per tv e quotidiani nazionali, ma un libro che Pizzarotti ha scritto a quattro mani insieme alla giornalista del Corriere della Sera Marta Serafini per raccontare in prima persona la sua avventura.
“Il primo cittadino” è il titolo del volume uscito per Add Editore in cui Pizzarotti ripercorre la propria esperienza e spiega il suo punto di vista a quasi due anni dall’elezione il 21 maggio del 2012. Il sindaco devolverà la parte dei ricavi all’Ospedale dei bambini Pietro Barilla di Parma. “Mi hanno chiesto se ero interessato al progetto e ho pensato che fosse una buona occasione per parlare non solo di quello che è stato, ma anche per dare una visione futura” ha spiegato Pizzarotti, che martedì 3 dicembre ha presentato la sua opera prima insieme alla giornalista e al vice presidente della Camera Luigi Di Maio.
Dal primo incontro con Grillo agli ostacoli dei suoi primi mesi di mandato e al bombardamento mediatico post vittoria, in 158 pagine Pizzarotti si racconta in lunghe interviste che dalla carriera politica toccano anche la vita personale, dal passato di bambino al rapporto con la moglie Cinzia, a cui è dedicato un capitolo. Il sindaco coglie l’occasione per spiegare l’operato a Parma, ma anche per difendersi dalle critiche mosse dalle opposizioni e soprattutto dalla stampa. Al primo posto davanti a tutto però mette il ruolo nel Comune: “Stiamo scavando la montagna con un cucchiaino – confessa durante la presentazione – ma vorrei lasciare un’amministrazione migliore di quella che è stata lasciata a me”.
L’assenza al V-Day del Movimento 5 Stelle e il lavoro da sindaco
Pizzarotti è stato il primo cittadino a Cinque stelle che l’Italia ha imparato a conoscere e da primo cittadino si rapporta nel suo quotidiano. Non più solo un eletto del Movimento, ma soprattutto un sindaco che deve rispondere, oltre al proprio gruppo di appartenenza, ai suoi cittadini. Così arriva con quasi un’ora di ritardo alla presentazione del suo libro, perché non può abbandonare il consiglio comunale. “A Parma non lavoro come se fosse un test. Sono stato eletto sindaco di una città dai mille colori – spiega nella sala della libreria gremita di cittadini – Per questo non cito mai il Movimento 5 stelle, perché credo molto nelle istituzioni ed essere rappresentante di tutti significa anche non urtare la sensibilità di chi può pensarla diversamente. Da sindaco devo affrontare anche cose che non erano scritte nel programma, ma quando prendo una decisione, non mi chiedo cosa farebbe Grillo o come la pensa il Movimento 5 stelle. Mi chiedo cosa serve ai cittadini”.
Per questo, se deve scegliere tra il lavoro da sindaco e la partecipazione al V-Day di Genova, Pizzarotti sceglie il primo. Dopo tanti anni in prima fila tra banchetti ed eventi del Movimento 5 stelle, per la prima volta non risponde all’appello di Grillo: “Ero via per rappresentare il nostro Comune in Francia, nel Comune gemellato di Bourg en Bresse in Francia – ha chiarito al fattoquotidiano.it – C’era una fiera agroalimentare in cui presentavamo i prodotti del nostro territorio ed era importante esserci. Tra il lavoro e un evento in cui avrei potuto rincontrare tante persone amiche, ho scelto il lavoro”.
Il rapporto con Grillo
Per quanto riguarda il rapporto con Grillo, Pizzarotti ribadisce la propria autonomia nelle scelte per la città. “I rapporti sono quelli che sono sempre stati: nell’amministrazione di tutti i giorni non ci sentiamo e non ci confrontiamo su tutte le cose, quindi è un po’ che non ci sentiamo”. Nel libro il sindaco, parlando dei toni usati dal leader dei Cinque stelle in Rete, scrive che “Grillo è così, usa toni iperbolici. A volte ci sta anche un bel chissenefrega su quello che ha scritto sul blog. Il suo pensiero non è il solo nel Movimento”. Pizzarotti lo ribadisce al fattoquotidiano.it: “Di fronte a un’azione di governo non mi chiedo cosa penserà l’opinione pubblica o cosa penserà Grillo. Io penso a fare il bene per i cittadini e credo che sia quello che vorrebbe anche lui, penso che sia allineatissimo con me perché non serve seguire la linea di partito, se no saremmo uguali agli altri”.
Nel libro non mancano i riferimenti agli episodi in cui proprio il blog di Grillo è stato teatro delle divergenze di pensiero tra il sindaco parmigiano e il leader del Movimento, dalle affermazioni del primo cittadino smentite da Grillo dopo la vittoria (“a Parma non ha vinto Pizzarotti, ma hanno vinto i cittadini”), al diktat sull’assunzione di Valentino Tavolazzi come segretario generale del Comune, fino ai post sulla nocività degli inceneritori dopo che il sindaco non era riuscito a fermare l’impianto di Ugozzolo. Così come si ricordano le differenti posizioni rispetto a temi come lo ius soli o il sistema elettorale. Ma è Pizzarotti stesso a tracciare la differenza tra il fondatore del Movimento, gli attivisti e gli eletti, cercando di mantenere un equilibrio di ruoli e ammettendo che “Grillo ci dà una visibilità che altrimenti non avremmo avuto. E questo, all’interno del Movimento, non lo dobbiamo dimenticare mai”.
La selezione dei candidati e il futuro del Movimento
Anche per questo, quando si parla di una fronda di scontenti dei toni e dei metodi utilizzati da Grillo e Casaleggio, Pizzarotti cerca di mediare: “Sono convinto che ci sia anche una fronda che è scontenta dei miei toni troppo cortesi o pacati – risponde – ma non sono i toni che contraddistinguono quello che si dice. Ci saranno evoluzioni nel Movimento, è un percorso che ci porterà a prendere più consapevolezza, lo vedremo quando saremo in fondo”. Sulla possibilità di spaccature però il sindaco frena: “In ogni gruppo si litiga e ci possono essere opinioni divergenti, ma non sono le spaccature che aiutano a crescere. L’unica strada è il confronto, perché si ha più forza se si rimane insieme”.
Il sindaco nei dieci capitoli del libro non risparmia critiche al Movimento, ai suoi ex amici Giovanni Favia e Tavolazzi, e alla gestione di molte fasi cruciali come la scelta dei candidati al Parlamento, sui quali nutre qualche riserva. “Tra i tanti che si avvicinano al Movimento ce ne sono molti che vogliono farsi gli affari propri – scrive Pizzarotti – E’ stato così anche per le Parlamentarie: alcuni di coloro che sono stati eletti non se lo meritavano. Ma ce ne sono anche tanti, validi, che non si fanno avanti perché hanno paura di compromettersi”. E ancora ammette: “Per le politiche sono stati fatti degli errori: è stato organizzato tutto all’ultimo momento. Bisogna ragionare bene e stabilire delle linee guida”.
Per Pizzarotti una soluzione per la scelta dei candidati è quella di creare un percorso di consapevolezza e magari inserire l’esperienza come variabile da affiancare alle altre, come l’essere incensurati. “È un processo che può essere migliorato anche se non so come – spiega il sindaco, pensando alle prossime Europee – Nel locale è più facile, ma non è semplice trovare un metodo nazionale quando per anni si è scelto non per capacità, ma per appartenenza. Già essere selezionati dai cittadini è un passo avanti”.